Il settore delle telecomunicazioni è in sofferenza: le telco lo dicono oggi con “voce univoca. O questo mercato cambia o non esisterà più“. Si è espresso così Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, intervistato a Telco per l’Italia dal direttore di CorCom Mila Fiordalisi. “Fino a pochi anni fa vinceva l’iper-competizione tra operatori, ognuno assicurava che andava tutto bene. Adesso tutti siamo qui a dire che il settore non è in salute. Come dobbiamo cambiare? Con il consolidamento. Gli esempi sono sempre gli stessi, ma parlano chiaro: Brasile e Stati Uniti sono mercati con una popolazione paragonabile a quella dell’Europa intera e 3 operatori. In Europa ce ne sono 120, in Italia cinque”.
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Tim impegnata a tornare in alto
Per quanto riguarda Tim, tra profit warning, guidance riviste e crollo del titolo in Borsa, il 2022 è stato un anno complesso. “Questa è un’azienda che da tempo stava soffrendo”, ha chiarito Labriola, che guida la telco dal novembre del 2021. “In quest’anno abbiamo cercato di fare un reset completo e dare priorità alle competenze, di cui Tim è ricca al suo interno. Si fa tanta disinformazione sulla nostra azienda, se leggiamo le notizie sembra che non saremo in grado di pagare gli stipendi, ma non è così. Siamo un’azienda che può far fronte alle difficoltà. Questo non vuol dire che non serva una visione differente, il debito esiste, ma abbiamo messo in campo un piano con i colleghi – perché è un lavoro che portiamo avanti tutti insieme – e abbiamo fornito al mercato una guidance di miglioramento. Siamo tutti impegnati a riportare Tim in alto. Tim è un’azienda viva e crescerà. Quello che faremo sarà vendere qualche asset per ridurre il debito. Ma continueremo a portare innovazione al sistema Paese. Stiamo lavorando sul piano industriale 2o23-2025 e portiamo avanti il Pnrr“.
Limiti elettromagnetici, il grande ostacolo al 5G
Oggi Tim è il primo operatore Ftth, mentre si posizionava quarta a novembre del 2021, ha evidenziato Labriola. E sta investendo sulle frequenze del 5G. Ma il contesto deve cambiare, perché al momento non consente un business sostenibile. “Diciamo che ho pagato a settembre una bolletta di 1,7 miliardi per le frequenze 3.7 Ghz e non le posso usare perché in Italia la potenza elettromagnetica è più bassa che in Europa. Eppure abbiamo pagato il prezzo più alto. Allora spendo tutto sui 700 MHz e intanto quel miliardo e mezzo è stato investito, non posso certo restituirlo”, ha affermato Labriola. “I limiti sulle emissioni elettromagnetiche vanno rivisti”.
Labriola ha anche sottolineato il ruolo diverso del 5G rispetto alle generazioni mobili precedenti: “Il 5G è una piattaforma tecnologica per sviluppare servizi per il business ed è abilitante per lo sviluppo del sistema paese, ma come faccio a fare un business plan se dipendo dalla domanda delle imprese e dai loro investimenti? Non sto chiedendo sussidi al governo, ma bisogna mettere gli operatori italiani nelle condizioni di competere ad armi pari sul 5G non con le altre telco italiane, ma con gli altri paesi dove le frequenze sono costate meno e i limiti elettromagnetici sono meno severi. Ancora: siamo dei grandi consumatori di energia, ma siamo noi rientrano nella classifica dei settori energivori. Anche questa è una discrepanza. Se un’azienda, tanto più quotata in Borsa, ha costi così elevati non ha altra scelta che tagliare gli investimenti”.