“Abbiamo sempre detto che gli unici due obiettivi possibili sono Iliad o Poste, lo diciamo dal 2022. Io non ho preferenza specifiche. Ciò che conta è continuare a dare risultati senza essere distratti da qualcosa che succede fuori. Conviene di più investire per puntare sul consolidamento acquistando un’azienda a un prezzo giusto o riacquistare le nostre azioni? Noi vogliamo trarre il massimo valore per i nostri azionisti”: queste le dichiarazioni dell’Ad di Tim Pietro Labriola in occasione della presentazione del Piano strategico 2025-2027 sui rumors che stanno circolando in merito a quella che si va configurando come un’operazione che vedrà in campo più soggetti. Si parte dall’ingresso di Poste nell’azionariato di Tim attraverso uno scambio di quote con Cassa depositi e prestiti, poi eventualmente l’operazione Iliad-Cvc. Le azioni del gruppo di tlc, all’indomani della presentazione del Piano, perdono oltre il 6% in Borsa. E sarebbe proprio l’operazione Poste a non convincere i mercati poiché non metterebbe in moto un reale consolidamento.
La doppia operazione Poste-Iliad
Dovrebbe tenersi domenica 16 febbraio un cda straordinario di Poste per discutere la questione dell’ingresso nel capitale di Tim. L’operazione dovrebbe prevedere uno scambio di quote: Poste cederebbe il 3,78% in Nexi a Cassa depositi e prestiti che a sua volta cederebbe a Poste il 9,8% in Tim. Riguardo a Iliad si parla di un’acquisizione di una quota fino al 35% di Tim che comporterebbe un aumento di capitale riservato per circa 2,5 miliardi, attraverso la procedura del whitewash per evitare l’obbligo di un’Opa (sopra la soglia del 25%). E non è da escludersi una convergenza fra Iliad e il fondo Cvc che punta in particolare su Tim Enterprise.
Le possibili sinergie
Intermonte ha presentato una dettagliata analisi sulle due ipotesi da cui emerge che l’operazione Iliad-Tim sarebbe preferibile rispetto a quella Poste-Tim in termini di sinergie.
“Assumendo che Iliad Italia venga conferita su base debt-free, la valutazione implicherebbe un multiplo Ev/Ebitda 25 di circa 7.5x (Tim Gruppo tratta oggi a c.4.1x), in linea con quello pagato da Fastweb per Vodafone Italia, ma quasi la metà rispetto a quanto Iliad Italia si era autovalutata a dicembre 2023 (Ev di 4,45 miliardi) ai tempi dell’offerta per Vodafone Italia – evidenziano gli analisti di Intermonte -. In assenza di dettagli sull’architettura del deal o di eventuali apporti cash da parte di Tim (al momento esclusi), il gap valutativo rispetto a un anno fa potrebbe essere giustificato dal valore dell’opzionalità strategica acquisibile da Iliad come primo azionista di Tim e dalle sinergie industriali riconoscibili pro quota. Stimiamo, infatti, una quota per Iliad di circa il 30% di un Npv complessivo di circa 7 miliardi, applicando un multiplo di 9x al livello di sinergie annue di circa 800 milioni indicato dalla stampa (11% della base Opex+Capex combinata)”. Se è vero che Poste può contare su una capillarità unica nel suo genere (12.800 gli uffici postali) nonché su 35 milioni di clienti, gli analisti calcolano sinergie industriali di gran lunga inferiori a quelle possibili con Iliad in particolare sul fronte del Capex.
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La questione Antitrust
Riguardo alla convergenza Tim-Iliad “loperazione presenta criticità sotto il profilo antitrust, considerando un’elevata concentrazione di quota di mercato (38% rispetto al 28% di un’eventuale combinazione Tim Consumer-Poste) e di spettro sulla banda 700 MHz, aumentando il rischio di interventi correttivi o obblighi di dismissione di frequenze- evidenziano sempre gli analisti di Intermonte- A questi elementi, si aggiungono i rischi autorizzativi, con la possibile opposizione di Vivendi e del governo (golden power), specie nel caso di un’operazione in carta che dovesse portare Iliad ad ottenere il 35% nell’azionariato Tim. L’alternativa con Poste e Tim Consumer, pur offrendo sinergie inferiori vedrebbe minori rischi autorizzativi e di interventi regolatori, inoltre potrebbe spingere Iliad a valutare una combinazione con WindTre, unico interlocutore rimasto, contribuendo comunque a una razionalizzazione del mercato di cui beneficerebbe anche Tim”.
L’operazione Iliad-WindTre
“Un’operazione tra Wind3 e Iliad offrirebbe una maggiore complementarità nello spettro 5G, considerando che Wind3 non dispone della banda a 700 MHz, a differenza di Iliad, Vodafone e Tim, riducendo così la necessità di cessioni a nuovi operatori”, questo il parere di Intermonte. “Un eventuale consolidamento tra Wind3 e Iliad avrebbe comunque risvolti positivi per Tim. Sebbene l’appeal speculativo su Tim Consumer verrebbe meno, resterebbe infatti aperta l’opzione di un possibile interesse per PosteMobile, che con una quota di mercato consumer del 6% (contro il 21,5% di Tim) presenterebbe minori criticità antitrust”.