Tim si piega alle richieste del fondo Elliott: l’assemblea del 24 aprile si aprirà mettendo al voto la revoca dei consiglieri “targati” Vivendi e la nomina di 6 nuovi amministratori indipendenti. Il nuovo ordine del giorno è stato pubblicato, in anticipo rispetto al termine del 9 aprile, ma il cda presieduto da Arnaud de Puyfontaine ha ancora una carta da giocarsi quella del ricorso d’urgenza al Tribunale, contestando ai sindaci di essersi impropriamente sostituiti al consiglio. E Vivendi, primo azionista con il 23,9%, potrebbe imitarlo.
Lunedì prossimo il board di Tim si riunirà a Milano “per discutere delle eventuali azioni a valle della decisione del collegio sindacale di integrare l’agenda dei lavori”, facendo scivolare al terzo punto dell’odg la nomina di Amos Genish, l’Ad che per ora siede in consiglio solo per cooptazione. Per il cda la richiesta poteva ritenersi superata dalle dimissioni date con effetto immediato del vicepresidente Giuseppe Recchi e preannunciate da altri 7 consiglieri tra cui il presidente Arnaud de Puyfontaine, efficaci poco prima dell’apertura dell’assemblea.
Ma i Sindaci, appoggiandosi sia alla giurisprudenza che allo Statuto stesso della società, hanno concluso che la mozione da portare al voto dei soci “non appare inutile, né con oggetto impossibile (e ovviamente non illecita)” perché i consiglieri di Vivendi “saranno sì dimissionari dal 24 aprile ma restano in carica fino al momento della ricostituzione del cda” in assemblea. Il fondo Elliott (che secondo rumors avrebbe arrotondato la quota al 10%) ne fa addirittura una questione di liceità, le dimissioni non sono idonee a far decadere l’intero cda perché sono “manifestamente abusive, finalizzate ad impedire l’esercizio del diritto di voto”. I legali dello studio Giliberti Triscornia e Associati forniscono invece una spiegazione più tecnica.
“L’assemblea è competente e legittimata a votare sulla revoca e sostituzione di amministratori che, ancorché già dimissionari, non sono ancora cessati dall’ufficio” e se i soci approveranno la nomina di Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini e Rocco Sabelli, in sostituzione dei cessati de Puyfontaine, Hervè Philippe, Frédéric Crépin, Giuseppe Recchi, Félicité Herzog e Anna Jones, “verrà ricostituita una maggioranza di consiglieri di nomina assembleare”.
Il cda decaduto sarebbe immediatamente ricostituire senza aspettare il 4 maggio (data dell’assemblea convocata ad hoc), e il nuovo cda avrebbe “piena facoltà di procedere anche alla cooptazione di due nuovi consiglieri” per sostituire le dimissionarie Camilla Antonini e Marella Moretti. Secondo i legali questo “rimuoverebbe le condizioni che rendono invocabile la clausola 9.10 dello Statuto (la cessazione della maggioranza dei componenti il consiglio di amministrazione)”. In vista dell’assemblea intanto sono state pubblicate tutte le relazioni del cda e dei comitati e da quella finanziaria emerge che nel corso del 2017 Tim ha pagato al gruppo Vivendi 100 milioni di euro per l’acquisto di beni e servizi, la gran parte dei quali (91 milioni) fatturati da Havas, la controllata attiva nella comunicazione guidata dal figlio di Vincent Bolloré, Yannick, a cui Tim si è affidata per le sue campagne pubblicitarie.
Intanto Asati svela la sua posizione in vista dell’assemblea. Per quanto riguarda il rinnovo del Collegio Sindacale, i piccoli azionisti confermeranno il proprio sostegno alla lista di Assogestioni “per il doveroso rispetto e il coraggio dimostrato dal collegio uscente, con una particolare nota di merito a coloro che non sono stati ricandidati, forse perché veramente indipendenti”, si legge in una nota.
Sul rinnovo del Cda, Asati sosterrà la revoca degli amministratori di Vivendi per ribadire che “Telecom è del Mercato e non dell’azionista di maggioranza relativa di turno: Telecom non è una colonia e finalmente il Mercato potrà dimostrarlo. In relazione alla sostituzione degli amministratori abbiamo preso in esame la proposta di Elliott la quale per un equilibrio tra azionisti più esposti ci sembra ragionevole”. Sostegno invece a Genish nel ruolo di Ad “in quanto – spiega la nota – lo riteniamo un professionista competente che certamente saprà adattarsi alla nuova governance e potrà fare il bene di Telecom, dei suoi shareholders e dei suoi stakeholders, con l’auspicio di perseguire gli interessi di tutti gli azionisti, non solo di chi ha esercitato il controllo di fatto con potenziali distrazioni”.