“Quella della convergenza è una storia vecchia”: Marco Giordani, cfo di MediaForEurope, stronca le indiscrezioni di stampa sull’interesse dell’azienda a un’integrazione con ServiceCo, la newco dei servizi che dovrebbe nascere a seguito del piano di scorporo di Tim. “Il tema della rete riguarda l’infrastruttura, la convergenza tra contenuti e telecom è morta lì”, ha risposto ai giornalisti puntualizzando inoltre che Mfo non è stata contattata dal governo: “Mai chiamati”.
Nicita: “Perché rinunciare alla rete se non c’è integrazione con Open Fiber?”
Ieri intanto nel corso dell’audizione dell’Ad di Tim Pietro Labriola ottava commissione in Senato le forze politiche hanno detto la loro sul piano di riorganizzazione. Il senatore Antonio Nicita del Pd “prendendo atto delle ragioni finanziarie a sostegno dell’ipotesi di vendita della rete” ha posto il tema dell’assenza di un progetto industriale che crei valore per l’azienda. “Negli ultimi anni il tema della separazione della rete Tim è stato legato all’integrazione orizzontale con Open Fiber, individuando quindi la separazione verticale come un rimedio di tipo antitrust. Fatte salve le ragioni di urgenza finanziaria non si comprende perché rinunciare al valore dell’integrità dell’azienda, in assenza di un progetto concreto di aggregazione delle reti”. Secondo Nicita, una successiva operazione di integrazione orizzontale tra reti wholesale finirebbe peraltro per generare rimedi antitrust aggiuntivi. “Serve una iniziativa di politica industriale del Governo- ha concluso Nicita- che agisca sulle cause della insostenibilità degli attuali assetti di mercato, alla luce degli elementi che emergeranno nel corso delle audizioni in Senato”.
Gasparri: “Va sanato lo squilibrio di mercato, concorrenza sleale degli over the top”
Da parte sua il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha acceso i riflettori sugli over the top, ribadendo quanto dichiarato in occasione di Telco per l’Italia lo scorso 15 giugno. “La concorrenza sleale degli over the top, i giganti della rete, che svolgono in tutti i campi da Amazon Prime, alla televisione, dal commercio all’editoria, ai diritti del calcio fino alla telefonia, è un problema che grava su tutti noi. Tim ha costruito con degli investimenti una rete che poi viene utilizzata da chiunque. Come se fosse un’autostrada percorsa da tutti gratuitamente. Anche a me piacerebbe camminare gratis sull’autostrada ma chi l’ha fabbricata, ovviamente, chiede un pedaggio per poterla mantenere. Quindi l’incumbent, una volta chiamato così, non è un prepotente. L’Europa ha varato la Global Minumum Tax del 15%, una percentuale minima, ma che non viene comunque pagata dai giganti della rete. Si crea così uno squilibrio nel settore. La stessa Antitrust disse che il nuovo soggetto si poteva collegare ad una rete già esistente, quindi sono stati offerti servizi a prezzi fantastici, usando la rete degli altri, per poi, pian piano, costruirne delle proprie. E così l’incumbent di un tempo è stato aggredito da più parti. Nessuno vuole proteggere la rete Tim, perché esiste la concorrenza, ma è sbagliato anche dire che tutte le aziende sono uguali. Mi auguro che anche il governo faccia degli interventi per gestire questa transizione e che le autorità riflettano sulle decisioni che hanno preso e che prenderanno, perché un mondo gratis sarebbe bello, ma poi chi paga i dipendenti e gli investimenti? Poi è lo Stato a rimetterci. Proprio in queste ore il governo sta avendo diversi incontri con i sindacati e spero che si potranno trovare delle soluzioni adeguate”.