Nuovo stop dell’Agcom all’aumento tariffario di Tim sul fisso. Il procedimento dell’Autorità garante per le comunicazioni, relatore il commissario Francesco Posteraro, si riferisce alla querelle regolatoria iniziata il 1° aprile, quando avrebbe dovuto entrare in vigore il piano tariffario predisposto da Tim per spingere gli abbonati delle linee fisse versi i pacchetti flat.
L’Autorità aveva però bloccato le modifiche promosse dalla telco, ritenendo gli aumenti “non giustificati da condizioni economiche generali, quali l’andamento dei prezzi al consumo o l’aumento del potere di acquisto degli italiani”. Dagli uffici romani di Corso d’Italia, sede dell’headquarter Tim, sono allora partiti nei mesi successivi nuovi piani di modifica la cui configurazione evidentemente, stando alla delibera odierna, non è riuscita a ottenere il via libera dell’authority. “Agcom ha respinto anche le nuove proposte di tariffazione presentate dall’operatore”, si legge nel comunicato diffuso dall’Autorità presieduta da Angelo Marcello Cardani.
Il procedimento nei confronti di Tim ha invece avuto esito positivo circa la tariffazione a consumo attualmente prevista dall’offerta Voce (19 euro/mese per il canone di accesso e 10 eurocent/minuto per le telefonate verso fisso e mobile senza scatto alla risposta), ritenuta “conforme agli obblighi vigenti”.
Sempre con la pronuncia di oggi, l’Autorità ha inoltre imposto un paletto alle modifiche unilaterali dei servizi soggetti agli obblighi di Servizio Universale, come l’accesso alla rete e telefonate da postazione fissa nonché le chiamate effettuate da postazioni telefoniche pubbliche, prevedendo il vaglio obbligatorio dell’Agcom: “La procedura prevede che le eventuali modifiche alla tariffazione da parte dell’impresa incaricata della fornitura del Servizio Universale – conclude la delibera – non possano essere presentate all’Autorità prima che sia trascorso un anno dall’ultimo repricing, ovvero prima del 1 aprile 2017”.