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Tim-Open Fiber, dossier “congelato”. Se ne riparla dopo le nomine Enel?

Secondo quanto risulta a CorCom l’accordo sulla rete è ormai inevitabilmente legato al rinnovo dei vertici della energy company. Il secondo mandato di Starace scade ad aprile

Pubblicato il 20 Gen 2020

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Il dossier Tim-Open Fiber? Se ne riparla dopo le nomine in casa Enel. Secondo quanto risulta a CorCom le trattative fra le due aziende, andate per le lunghe, sono inevitabilmente legate al rinnovo dei vertici della energy company. Francesco Starace, per due volte al timone dell’azienda – nominato nel 2014 è stato riconfermato nel 2017 – vedrà scadere il suo mandato il prossimo aprile.

Il nome di Starace è strettamente legato a quello di Open Fiber: era il 7 aprile del 2016 quando a Palazzo Chigi l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi teneva a battesimo ufficialmente, insieme a Francesco Starace, il piano banda ultralarga della costola di Enel espressamente costituita per posare la fibra. L’azienda, capitanata prima da Tommaso Pompei e poi da Elisabetta Ripa e presieduta da Franco Bassanini si è aggiudicata tutti i bandi Infratel per le aree bianche e sta attualmente portando avanti un ambizioso piano nelle aree nere. Ma la competizione con Tim è oggetto ormai da tempo del dibattito che vede schierati da un lato i fautori della rete unica e dall’altro coloro che ritengono invece la competizione sulle reti in fibra necessaria per stimolare gli investimenti nelle nuove reti.

I riflettori sono puntati da mesi sul “tavolo” avviato da Tim e Open Fiber per “valutare possibili forme di integrazione delle reti in fibra ottica anche attraverso operazioni societarie”, si leggeva nel comunicato del 20 giugno 2019 in cui veniva confermata la sottoscrizione fra Enel, Tim e Cdp Equity, di un accordo di confidenzialità. “L’obiettivo del confronto -recitava la nota – è di verificare la fattibilità dell’operazione, le relative modalità ed il perimetro di attività oggetto di un possibile accordo, in funzione della volontà delle parti e del quadro normativo e regolatorio di riferimento”.

Oltre sei mesi sono trascorsi da quella nota e nella parte finale del 2019 non sono mancate le polemiche e gli scontri, sintomo di un’ennesima impasse su una vicenda – quella della newco delle reti – di cui si discute ormai da anni nel nostro Paese, dai tempi di Metroweb. Starace, da parte sua, non ha mai fatto mistero di un certo “disappunto” – chiamiamolo così – sulla faccenda non vedendo di buon occhio “accrocchi societari”. E proprio Starace, a fine novembre, in occasione della presentazione del Piano strategico Enel 2020-2022 ha dato un bel “colpo” all’andamento dell’accordo: “Non abbiamo intenzione di vendere”, questa la risposta ai cronisti. “Open Fiber non è più una startup ma una grande società” e che “è una società importante nel mondo italiano delle infrastrutture”. Starace ha anche aggiunto che “ci vogliono considerazioni approfondite, non usciamo, non abbandoniamo d’emblée e non cambieremo la natura di Open Fiber”. Insomma la strada sembra ancora parecchio lunga. Ma è evidente che la riconferma o meno di Starace in Enel può fare la differenza sull’esito della faccenda. E che in ogni caso bisognerà fare i conti con il management di Enel prima di venirne definitivamente a capo. Ammesso che mai se ne verrà.

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