Poste Italiane diventa primo azionista di Tim. Il Gruppo guidato da Matteo Del Fante, ha acquistato da Vivendi azioni ordinarie di Telecom Italia, pari al 15% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale, salendo al 24,81%. Il prezzo è pari a 0,2975 euro per azione per un totale di 684 milioni, che sarà finanziato mediante cassa disponibile. A Vivendi, che nelle scorse settimane aveva già venduto oltre il 5% di Tim. resta il 2,51%.
L’operazione è sospensivamente condizionata alla notifica all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della disciplina sul controllo delle concentrazioni tra imprese, si legge in una nota di Poste Italiane.
Poste non supererà la soglia dell’Opa
“L’operazione – sottolinea la nota – rappresenta per Poste Italiane un investimento di natura strategica, realizzato con l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e Tim, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia”.
In ogni caso, si precisa nel comunicato, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante (25% ndr) ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie.
Inoltre, come precedentemente comunicato, è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay – società interamente controllata da Poste Italiane – all’infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal primo gennaio 2026. “Sono in corso valutazioni finalizzate all’avvio di partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi Ict e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti e dell’energia”, spiega Poste.
Operazione in linea con piani del Governo
Il riassetto è in linea con l’obiettivo del Governo di ricreare un campione nazionale nel settore delle telecomunicazioni e allo stesso tempo di difendere Tim, che dopo lo spin off della rete e il conseguente abbattimento del debito era tornata “appetibile”, soprattutto per operatori stranieri e per i grandi fondi di private equity, nello specifico Iliad e Cvc.
Poste “blinda” Tim
La mossa di Poste Italiane, guidata da Matteo Del Fante, “blinda” l’azienda guidata da Pietro Labriola. Poste si era portata al 9,8% dell’operatore tlc il mese scorso dopo uno swap di partecipazioni con Cdp, al quale aveva ceduto il 3,8% detenuto in Nexi (altra società su cui il Governo punta per un rilancio in grande stile). Bloccando, di fatto, l’operazione Cvc-Iliad.
Ora con l’acquisto di quote da Vivendi punta ad elaborare un ampio progetto industriale con sinergie sui ricavi per entrambe le aziende.
Secondo gli analisti però l’ipotesi di fusione con Iliad non è tramontata del tutto, anche se le condizioni sarebbero assai diverse. Ovvero facendo entrare in francesi in una Tim Consumer “scorporata” sotto il controllo degli italiani e non viceversa.
I sindacati: “Speriamo in un progetto industriale”
I sindacati guardano oltre l’operazione finanziaria e sperano in un piano industriale di veri rilancio. Come evidenzia Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom, la mossa “ci fa sperare nell’avvio di un progetto industriale che metta in sinergia queste due importanti realtà industriali”.
“L’operazione ci fa sperare che non sia puramente finanziaria ma che sia un’operazione con una logica industriale seria con due grandi aziende come Poste e Tim – spiega – E’ chiaro che ci aspettiamo da parte del governo che ci dia e che ci fornisca qualche elemento in più rispetto all’operazione visto che Poste ha ancora un azionariato pubblico. Aspettiamo che il Governo ragguagli le parti sociali. Confidiamo che magari nei prossimi giorni e nelle prossime settimane avremmo qualche informazioni in più rispetto a questa operazione”.
Vivendi, sottolinea Ugliarolo commentando l’uscita di scena del gruppo francese che dopo questa cessione manterrà una quota del 2,51%, “era risaputo che era in attesa di trovare il momento giusto per ridurre la sua quota. Già da qualche tempo Vivendi aveva già un po’ abbandonato la governance del gruppo uscendo dal Cda. Quindi alla fine non era nemmeno più un interlocutore per noi”. Oggi con Poste “sperimao in qualcosa di diverso. Vivendi era un investitore. Speriamo che Poste Italiane sia un’azienda per realizzare qualcosa di industriale. E’ il nostro augurio”.