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Tim, Rossi: “Sulla rete tracciata la rotta nell’interesse degli azionisti”

Il presidente: “Scelta che risponde anche alle esigenze del Paese che ha bisogno di imprese prospere e di innalzare le sue capacità digitali”. E sottolinea: “Con la cessione dell’infrastruttura colpo decisivo al debito”

Pubblicato il 27 Giu 2023

Salvatore_Rossi_ Presidente_TIM

Le decisioni sulla rete sono nell’interesse degli azionisti. È questo uno dei passaggi chiave del discorso del presdente di Tim, Salvatore Rossi, in occasione della relazione annuale dell’Organo di Vigilanza sulla parità di accesso alla rete Tim.

“Il viaggio intrapreso da Tim potrà essere accidentato – ha puntualizzato Rossi – ma la rotta è tracciata e l’approdo molto promettente, nell’interesse di tutti gli azionisti, di coloro che sono coinvolti nell’azienda e nella sua vita, del Paese, che ha bisogno di imprese prospere e di innalzare le sue capacità digitali”.

Un colpo decisivo al debito

“La condizione finanziaria di Tim è un’ulteriore ragione per cedere la rete. Si darebbe un colpo decisivo al problema del debito che da così tanti anni affligge l’azienda e ne ostacola i piani d’investimento – ha spiegato il manager – Il gruppo ha ora in corso trattative in esclusiva col fondo di private equity Kkr, autorizzate dal Consiglio di Amministrazione di Tim giovedì scorso, per la cessione della rete”.

Rossi ha osservato come “vicende societarie lontane, occorse quasi un quarto di secolo fa, hanno lasciato in eredità a Tim un pesante fardello debitorio” e che “per tentare di ridurre il debito, oltre che per fare fronte alla riduzione delle quote di mercato che colpiva nel frattempo tutti gli ex monopolisti e all’accrescersi della concorrenza, sono stati venduti pezzi esteri importanti del gruppo”.

“Ci è rimasta Tim Brasil, un vero gioiello, che però, per quanto in crescita, conta solo per il 25 per cento dei ricavi totali del gruppo” ha osservato.

Separazione della rete frutto dell’evoluzione di mercato

Sulla rete , ha ricordato il presidente del gruppo, ”Tim ha deciso nel luglio del 2022, e ha comunicato al mercato, di voler intraprendere un nuovo viaggio: il superamento della cosiddetta integrazione verticale fra rete e servizi”, una decisione che non è stata ”facile”. Tuttavia ”il viaggio che Tim intende intraprendere è imposto dall’evoluzione particolare nel nostro Paese del settore e del mercato, oltreché dalla situazione dell’azienda”.

Nell’osservare che il mercato telefonico italiano è il più concorrenziale del mondo indicando che “da noi vi sono 5 operatori concorrenti (oltre a quelli virtuali), in Francia 4, in Germania 3. Il risultato è che i prezzi medi sono in Italia di 16 euro nel mobile e di 30 nel fisso, in Francia di 24 e 34, in Germania di 35 e 37”.

Rossi ha ricordato come questo incida negativamente sullo sviluppo di reti a banda ultralarga, sia fisse sia mobili, che “richiede fortissimi investimenti per stare al passo con il progresso tecnologico – basti pensare al 5G e alla fibra- che devono essere sostenuti dagli operatori”.

Prezzi e margini bassi rendono sempre più arduo finanziare questa ingentissima massa d’investimenti, a detrimento, appunto, dei consumatori di domani” ha sottolineato Rossi. A questo scenario “si è aggiunta in questi anni una regolamentazione che non ha fatto sconti all’ex monopolista verticalmente integrato. Lo dico con il massimo apprezzamento dell’operato del legislatore e dei regolatori italiani. Ma intanto – ha evidenziato – in altri paesi qualche sconto regolamentare ai ‘campioni nazionali’ è stato concesso”.

Meno vincoli di accessi alla rete Tim

Secondo Rossi, poi, occorre che la regolamentazione dell’accesso alla rete di Tim privilegi gli obblighi simmetrici nei confronti degli operatori di tlc, rimuovendo i vincoli in eccesso. “La regolamentazione dell’accesso alla rete di Tim deve conformarsi al diritto europeo, che in queste materie è in rapida evoluzione – ha sottolineato – Proprio perché si tratta di uno sforzo che vede tutti gli operatori impegnati verso un obiettivo comune, in uno scenario di mercato sempre più competitivo e fluido, l’indirizzo regolamentare deve essere quello di intervenire il meno possibile e, laddove si debba, privilegiando obblighi simmetrici, ovvero regole comuni che si applichino a tutti gli operatori”.

In Italia, aggiunge, “serve uno sforzo di sistema, un ammodernamento delle regole che rimuova vincoli in eccesso in particolar modo in quelle aree del Paese dove la competizione ha raggiunto e raggiungerà livelli elevati. Occorre stimolare l’adozione dei nuovi servizi in fibra e lo smantellamento delle tecnologie obsolete. Solo così le reti di telecomunicazione, cuore pulsante della transizione digitale, potranno esprimere tutto il loro potenziale di crescita, consentendo all’economia europea di rimanere al passo con le altre principali aree economiche mondiali”.

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