LA DISCUSSIONE

Tim, scorporo rete sul tavolo Agcom. Ma non è l’unica ipotesi

Al vaglio del gruppo di lavoro gli otto modelli di equivalence, tra cui lo spin off sulla scia di OpenReach

Pubblicato il 30 Gen 2018

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Una separazione delle rete sul modello OpenReach: è questa l’ipotetsi di lavoro presentata ieri da Tim nell’ambito del tavolo tecnico di lavoro con Agcom. L’Ad Amos Genish ha tenuto un incontro in Agcom in cui ha fatto un ragionamento – a quanto si apprende nessuna decisione in merito sarebbe stata presa, si tratta solo di ipotesi – su un piano di separazione volontaria del network per garantire investimenti e la neutralità nei confronti di tutti gli operatori: l’operazione sarebbe realizzata conferendo gli asset dell’infrastruttura a una newco, controllata al 100% da Tim, ma non quotata. Si prevede che nel cda della newco sieda un rappresentante indicato da Agcom, con delega sulla compliance.

Il ragionamento rientra nell’ambito dell’analisi degli otto modelli di equivalence al vaglio del tavolo tecnico: attualmente Tim adotta il quinto modello mentre la separazione sul modello OpenReach è il settimo. La separazione strutturale, che sarebbe l’ottavo modello, non esiste in nessuna parte del mondo.

Il modello di equivalence di Tim garantisce parità di trattamento tra le direzioni commerciali retail di Tim e gli altri operatori ed è considerato una best practice.

Nel modello Tim retail viene equiparato ad un operatore alternativo infrastrutturato, che acquista i servizi di accesso di base e le correlate prestazioni di manutenzione attraverso la medesima organizzazione, cioè la direzione Wholesale, gli stessi processi, sistemi e data base utilizzati dagli altri Operatori.

Ciò implica, in termini concreti, garantire a tutti gli operatori, siano essi le direzioni commerciali retail di Tim o gli operatori alternativi, stessa qualità dei servizi, stessi tempi di attraversamento, dei processi stessi prezzi.

 

 

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