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Tim, spunta un nuovo piano: opa di Cdp, pressing di Fratelli d’Italia

Secondo indiscrezioni di stampa Cassa depositi e prestiti salirebbe alla maggioranza per mantenere il controllo della rete e cedere una serie di asset. E poi arrivare alla fusione con Open Fiber. Il titolo sospeso in Borsa per eccesso di rialzo

Pubblicato il 12 Ago 2022

scacchi

Un’opa di Cassa depositi e prestiti su Tim. Sarebbe questo il nuovo piano stando a quanto riferisce l’agenzia Bloomberg. Piano caldeggiato da Fratelli d’Italia. Notizia che ha fatto volare il titolo della telco in Borsa al punto da una sospensione per eccesso di rialzo nella tarda mattinata: dopo un passaggio in asta di volatilità e un massimo infraday a 0,2474 euro il titolo del gruppo segna un balzo del 5,86% a 0,24 euro, aggiudicandosi la maglia rosa del Ftse Mib.

Il nuovo piano su “pressing” di Fratelli d’Italia

Ruolo forte dunque di Cdp nella partita Tim: la Cassa salirebbe alla maggioranza della telco – al momento detiene una quota alla soglia del 10% – operazione che consentirebbe il controllo pubblico de facto della rete nazionale e di arrivare alla successiva integrazione con Open Fiber superando l’ostacolo dell’operatore verticalmente integrato (per escludere eventuali niet a Bruxelles) attraverso una serie di cessione di asset.

Opa di Cpd e cessione degli asset per 13 miliardi

Secondo Bloomberg “il gruppo incoraggerebbe un’offerta pubblica di acquisto da parte di Cdp quindi cederebbe le attività mobili e fisse (30 milioni di abbonati) a concorrenti per circa 13 miliardi di euro” per poi procedere con l’integrazione degli asset di Open Fiber -hanno dichiarato all’agenzia fonti che hanno chiesto di non essere citate. Nell’ambito del piano sarebbe ceduta anche la costola sudamericana Tim Brasil per circa 4 miliardi di euro.

Obiettivo: controllo pubblico della rete

L’obiettivo finale sarebbe quello di mantenere il controllo della rete fissa dopo le cessioni e di utilizzare le risorse incassate per ridurre il debito. Nei giorni scorsi Alessio Butti, deputato e responsabile Dipartimento Tlc di Fratelli d’Italia dichiarava che “serve un nuovo piano completamente diverso che tuteli i lavoratori di Tim e mantenga l’integrità della rete, con Cdp in maggioranza di controllo e con in mano la gestione italiana della rete. Per questo siamo fortemente contrari al piano di vendita della rete Tim. La rete deve rimanere in capo a Tim, una Tim diversa, non verticalmente integrata. “Non è possibile che Tim perda la rete – ha continuato -. Non esiste al mondo un operatore di telecomunicazioni che non abbia una rete. Dal canto suo, Open Fiber non può più essere il perno dell’operazione, non ha più la credibilità né la capacità manageriale per gestire una simile operazione”.  Le dichiarazioni mostrano chiaramente la posizione di Fratelli d’Italia che per altro fa il paio con quella dei sindacati: non cedere la rete. Ma proprio sullo scorporo sta puntando invece l’Ad Pietro Labriola nel piano industriale 2022-2024 per poi arrivare all’integrazione degli asset con Open Fiber – firmato nelle scorse settimane un memorandum per arrivare a un accordo vincolante entro ottobre.

Cosa farà Vivendi?

A questo punto c’è però da capire come si muoverà il principale azionista di Tim, Vivendi che ha più volte ribadito di essere un socio industriale di lungo periodo e ha rimandato al mittente ipotetiche offerte per la rete al di sotto dei 30 miliardi (debito incluso) – addirittura c’è chi sostiene che i francesi punterebbero a 34 miliardi – laddove diverse stime di analisti fissano il valore a 21 miliardi. Ma addirittura secondo quanto riferisce Bloomberg citando le stime fatte da Fratelli d’Italia un’acquisizione totale di Tim sarebbe molto meno esosa di quella della sola rete considerato l’attuale valore di mercato di Tim, circa 4,8 miliardi di euro debito escluso.

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