IL CDA STRAORDINARIO

Tim va avanti sulla strategia e integra i numeri del Piano “Free to run”

Una comunicazione integrativa fa chiarezza su debito e flussi di cassa. Il debito netto pro-forma, fatto salvo il deleverage per l’operazione Netco, è stimato in a circa 7,5 miliardi a fine 2024. Cash flow a 500 milioni nel 2026, normalizzato a 800 milioni. Ma non basta, il titolo soffre in Borsa: passa di mano in pochi giorni il 30% del capitale ordinario. Labriola acquista 500mila azioni

Pubblicato il 10 Mar 2024

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Il crollo del 23,8%% in Borsa nella giornata della presentazione alla comunità finanziaria del nuovo Piano industriale 2024-2026 “Free to run” di Tim non è imputabile al Piano stesso. È quanto hanno riferito il ceo di Tim Pietro Labriola e gli advisor ai Consiglieri nella cda straordinario a cui ha fatto seguito una comunicazione a integrazione dei target finanziari per sgombrare il campo dallo “scetticismo” mostrato dagli analisti in particolare sul fronte degli obiettivi di riduzione del debito. Giornata altalenante in Borsa: dopo una mattinata in cui il titolo ha toccato un ribasso di oltre l’8% poi chiudere a -4,59%: passato di mano dal 7 marzo il 30% del capitale ordinario e fra le ipotesi spunta anche quella di trader “ad alta frequenza” che usano gli algoritmi e sistemi di compravendita ad altissima velocità capaci di immettere miliardi di ordini in un millisecondo.

Il ceo Pietro Labriola intanto ha acquistato 500.000 azioni a un prezzo di 0,2036 euro per azione.

Gli obiettivi del Piano 2024-2026

Il nuovo piano stima una riduzione dell’indebitamento di gruppo, con un rapporto debito/ebitda after lease in calo a 1,6-1,7 volte rispetto a 3,8 volte dei pro-forma al 2023, ricavi in crescita del 3% medio annuo nell’arco di piano dai 14,4 miliardi pro-forma nel 2023, e un ebitda organico after lease in crescita dell’8% medio annuo da 3,5 miliardi pro-forma del 2023.

Il debito di Netco

Nel confermare la guidance 2024-2026 la nota integrativa puntualizza che il debito netto pro-forma al netto del deleverage stimato per l’operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, è atteso alla fine del 2024 pari a circa 7,5 miliardi di euro. Tale variazione – si legge nella nota- è principalmente riconducibile a:

  • Gestione ordinaria: ovvero l’Ebitda after lease al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l’andamento del Net Working Capital, le minorities di Tim Brasil e la componente tasse e altri oneri;
  • Gestione straordinaria: ovvero impatti connessi all’operazione Netco quali i costi da separazione, gli eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net Working Capital

I flussi di cassa 2025-2026

Tim precisa che nel 2025 il Net cash flow è atteso intorno allo zero e nel 2026 intorno a 500 milioni. “Questi livelli di Net cash flow, se normalizzati dagli effetti descritti nelle tabelle sottostanti, portano a un valore intorno ai 400 milioni nel 2025 e a 800 nel 2026. I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all’effettiva liquidazione del personale oggetto di iniziative di incentivo all’esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all’impatto del miglioramento atteso del merito di credito (il rating) che consentiràalla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie.

Tim precisa, inoltre, che “eventuali upside alla guidance potrebbero derivare dagli earn-out connessi all’operazione Netco e dalla
possibile cessione di Sparkle, il cui processo è tutt’ora in corso”.

Indaga la Consob, c’è Vivendi dietro l’operazione?

La Consob ha avviato un’indagine per capire se dietro gli ingenti scambi nella giornata del 7 marzo ci siano “mani forti”: i riflettori sono inevitabilmente puntanti soprattutto su Vivendi che ha svalutato la propria partecipazione – come emerso dalla relazione finanziaria 2023 – di 1,347 miliardi di euro. Vivendi ha il 23,7% del capitale di Tim e a partire dal 31 dicembre 2022 ha cessato di contabilizzare la propria partecipazione con il metodo del patrimonio netto.

Il Governo tace, i sindacati in pressing per un incontro con Meloni

Nessun commento su quanto sta accadendo in Tim da parte del Governo. La situazione ha messo in allarme i sindacati che da mesi chiedono di essere convocati ma senza mai aver ricevuto alcuna risposta. “Abbiamo chiesto al Governo di aprire un confronto, ma abbiamo ascoltato solo un silenzio assordante, anche sulle strategie industriali che riguardano questa importante realtà del nostro Paese. Manca chiarezza sulla sostenibilità dell’operazione: i perimetri e l’occupazione sono punti imprescindibili per noi”, ha detto a valle del cda, il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Sollecitiamo nuovamente il premier Meloni a convocarci per avere chiarezza su un progetto che non convince nessuno”.,

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