Via libera dal Consiglio dei ministri alla discesa in campo dello Stato nel dossier rete Tim. Il primo Cdm dopo la pausa estiva ha approvato un decreto legge a cui farà seguito un Dpcm (decreto della presidenza del Consiglio dei ministri) per formalizzare la sottoscrizione del memorandum siglato lo scorso 10 agosto fra il ministero dell’Economia e il fondo americano Kkr per mandare avanti il progetto Netco, alias la creazione della newco in cui andranno a confluire gli asset di rete Tim (Sparkle inclusa) nell’ambito del piano industriale presentato dall’Ad Pietro Labriola.
Il decreto legge
Il decreto legge che introduce misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico e provvede ad assicurare le risorse finanziarie necessarie a consentire l’ingresso del Ministero dell’economia nell’operazione NetCo guidata dal fondo Kkr. NetCo – si legge nella nota di Palazzo Chigi a seguito del Consiglio dei ministri – “deterrà, in prospettiva, il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da Tim, e vede il Mefcoinvolto nel ruolo di azionista di minoranza. Il decreto prevede un ruolo strategico del Governo nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo di rilevanza strategica e in materia di sicurezza nazionale”.
Il Dpcm
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la struttura e le condizioni dell’operazione per l’acquisizione della quota di minoranza nell’operazione Netco da parte del Mef, che saranno inseriti in un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottarsi successivamente alla pubblicazione del decreto legge, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro delle imprese e del Made in Italy. Il Dpcm autorizzerà il Mef ad acquisire una quota di Netco compresa tra il 15 e il 20% con un esborso massimo di 2,2 miliardi.
“Le risorse assicurate dal decreto legge, derivanti da disponibilità sul cosiddetto ‘patrimonio destinato’ creato dal decreto-legge n.34 del 2020, sono pari a 2.525 milioni poiché si tratta di residui utilizzabili inerenti il suddetto patrimonio che potranno essere finalizzati alla realizzazione di operazioni attinenti società di rilievo strategico individuate con Dpcm”.
Meloni: “Abbiamo una strategia”
“Difendiamo l’interesse nazionale”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Sul tavolo del Consiglio dei ministri è arrivato un provvedimento estremamente importante e che riguarda uno dei grandi dossier industriali che questo Governo ha ereditato, che si trascina da decenni e che nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare. Mi riferisco a Tim: non entro nel dettaglio dell’operazione proposta dal Mef, ma voglio sottolineare in questa sede il significato politico delle nostre decisioni. Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione europea permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni. La direzione intrapresa dal Governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro. Quello di oggi è un primo passo, al quale seguiranno ovviamente logiche di mercato, ma finalmente possiamo dire che in Italia c’è un Governo che su un dossier così importante si attiva a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori. E che ha una strategia”.
Per il Mef partecipazione di minoranza per massimo 2,2 miliardi
Il fondo Kkr ha presentato un’offerta che entro fine settembre dovrà diventare vincolante: il valore è fra i 21-22 miliardi. Il Tesoro potrà rilevare fino al 20% di Netco e il ministro dell’Ecomomia Giancarlo Giorgetti ha spiegato in conferenza stampa che l’impegno del Mef sarà “fino a un massimo di 2,2 miliardi”, al fianco di Kkr ed eventuali altri attori anche statali. “La partecipazione del Mef sarà di minoranza e volta ad assicurare la capacità di incidere in termini di strategia e sicutezza su una infrastruttura decisiva per il futuro del Paese. Speriamo che così si possa dare un quadro stabile a una vicenda che da qualche tempo vive una situazione di empasse e che invece a breve potrebbe avere una soluzione definitiva”, ha detto Giorgetti.
In dettaglio il decreto approvato “autorizza a partecipare a un’offerta di acquisto fino al 20% di Netco insieme a kkr e altri soggetti istituzionali eventualmente interessati fino a un importo di 2,2 miliardi. È una partecipazione finalizzata ad assicurare l’esercizio dei poteri speciali cioè la capacità di incidere in termini di sicurezza sula rete che noi riteniamo strategica anche per il futuro del Paese“.
Giorgetti ha aggiunto che “vogliamo assicurare a tutti gli italiani la possibilità di accedere a Internet ad alta velocità. La rete è infrastruttura strategica, inclusa l’infrastruttura di Sparkle, ci sono già miliardi nel Pnrr e lo Stato ci sarà”.
Il ruolo di Cassa depositi e prestiti e F2i
Il ministro Giorgetti ritiene “possibile” che Cdp partecipi a Netco, affiancando Kkr e Mef nell’acquisto della rete da Tim, ma “tenendo conto dei vincoli Antitrust”. Cdp è azionista di Tim con una quota alla soglia del 10% e, soprattutto, detiene il 60% di Open Fiber al fianco del fondo Macquarie.
Giorgetti ha anche detto che l’operazione potrebbe vedere in campo altri soggetti nazionali. Pur senza fare nomi è su F2i che sono puntati i riflettori. Stando a indiscrezioni un 15% di quota potrebbe essere diviso tra F2i e Cdp, per arrivare al 35% di NetCo in “mani italiane”, che per F2i significa un esborso di circa 1 miliardo. Kkr intanto avrebbe aumentato la richiesta di finanziamento bancario a 11 miliardi di cui 9 in term loan e 2 di capex line per gli investimenti, proponendo alle banche un pricing di 200 punti base a salire negli anni.
Il ruolo di Vivendi e la questione occupazionale
“Le maggiori issue che vediamo all’orizzonte riguardano la posizione di Vivendi, ad oggi uno dei principali fattori di incertezza per il successo dell’operazione e il personale allocato nella ServiceCo“, evidenziano gli analisti di Intermonte. Stando a indiscrezioni Vivendi punterebbe a un massimo di 8mila dipendenti in ServiceCo: “Questa richiesta ci sembra oggi poco accoglibile a meno di un radicale riassetto occupazionale: ricordiamo; infatti, che il piano delayering di Tim prevede sulla ServiceCo domestica restino circa 19mila dipendenti destinati a scendere a circa 17mila nel 2025-26, piu del doppio degli 8mila chiesti da Vivendi. Non escludiamo tuttavia che la stessa NetCo possa assorbire gran parte del personale eccedente qualora dovesse esserle riconosciuto un regime regolatorio piu favorevole in grado di remunerare i costi per le attività di costruzione, gestione e manutenzione della rete che verosimilmente richiederanno un maggior effort anche di personale. In questo senso, vedremmo con favore l’applicazione di un paradigma vincente simile a quello adottato per Terna con la realizzazione di un operatore unico quotato a controllo statale (merger di Netco con Open Fiber e successivo Ipo) che in futuro potrebbe beneficiare di una regolamentazione Rab simile a quella adottata per le utilities, rendendo ancora piu interessante la exit futura per Kkr”.
Gli analisti di Equita si soffermano sul valore dell’operazione: “L`ammontare è coerente con le valutazioni circolate relative a 20 miliardi di Ev, di cui 9miliardi di debito allocato e 11 miliardi di equity”.Per la sim milanese “le novità a nostro avviso alzano notevolmente le chance di realizzazione dell`operazione, dato il chiaro e forte supporto politico ai massimi livelli da parte del governo”.