I rilanci presentati venerdì 9 giugno su Netco da parte di Kkr e Cdp Macquarie non bastano per chiudere la partita. Stando a quanto si apprende Vivendi non sarebbe soddisfatta né del rilancio economico da parte di Kkr – lieve rispetto alla precedente offerta – né delle condizioni messe sul piatto da Cdp Macquarie. E avrebbe già chiesto di lavorare a un’ipotesi alternativa alla vendita della rete.
Lo scorporo delle aree nere di Open Fiber
Sempre stando a indiscrezioni Cdp e Macquarie starebbero lavorando a un piano per scorporare le aree nere di Open Fiber che sarebbe già stato sottoposto ai ministeri dell’Economia e delle Imprese e made in Italy, progetto che consentirebbe a Cassa Depositi di avere le “mani libere” su Tim evitando rilievi antitrust nell’ambito dell’integrazione degli asset delle due aziende, obiettivo successivo e finale dell’operazione Netco.
La posizione di Cdp
“I tempi saranno probabilmente più lunghi di quello che uno immagina, vedremo quello che accade ma non drammatizzerei. Ci sarà bisogno di tempo e lo scenario è in evoluzione“: è quanto ha dichiarto l’Ad di Cdp Dario Scannapieco alla Festa dell’Innovazione del Foglio. “L’Italia è al terz’ultimo posto in Europa come utilizzo della fibra da parte di tutti noi, abbiamo due società che hanno sinergie che possono essere sfruttate perché non ha senso creare due reti per erogare il servizio. La scelta di separare la rete e sviluppare la concorrenza sui servizi, come accade sull’elettricità o su altri fronti, mi sembra una scelta, che è quella che ha portato avanti il managment di Tim, sostenibile”.
L’ipotesi Opa irrealistica
Ma le “mani libere” dove andrebbero concretamente a parare? A un’Opa? O a quale altra soluzione? Vivendi non ha alcuna intenzione di cedere sulla parte economica, ormai è chiaro. Come scritto su CorCom nei giorni scorsi la situazione si è evoluta in peggio rispetto a quando- era fine 2021 – Kkr proponevano un’Opa su Tim. Se è è vero che il valore del titolo di Tim oggi oscilla intorno ai 0,25 euro, e quindi lanciare un’Opa potrebbe apparire più conveniente rispetto al passato è an che vero che nel frattempo il valore del debito è cresciuto in maniera esponenziale.
Che farà il Governo?
Il Governo, attraverso Cassa depositi e prestiti – o Invitalia o F2i che sia – si accollerà 30 miliardi di debito e passa? Cifra che potrebbe lievitare considerando anche i tempi tecnici per chiudere l’operazione? Nel frattempo la crisi delle Tlc si fa sempre più pericolosa: a Telco per l’Italia il 15 giugno il punto della situazione. (PER PARTECIPARE CLICCA QUI)