Tiscali studia l’aumento di capitale. Nella semestrale recentemente approvata dal gruppo si può leggere: “la ripatrimonializzazione e la ristrutturazione dell’indebitamento finanziario sono elementi necessari per la realizzazione del piano industriale” aggiungendo che “a giugno si è giunti alla formalizzazione di una bozza di term sheet contenente una proposta allo stato non vincolante che prevede una possibile ripatrimonializzazione […], un parziale riscadenziamento del debito e una rimodulazione dei parametri finanziari”. A parlare di possibile aumento di capitale – una ipotesi che per ora sarebbe solo allo studio della quotata sarda – è stata l’edizione odierna di Milano Finanza.
È la prima volta che la società mette nero su bianco l’aumento di capitale. Secondo Mf, leggendo la relazione della semetrale si evince che il management è intenzionato a sanare una volta per tutte una situazione di tensione finanziaria che si protrae da anni e che finora non è mai stata risolta ma solo rimandata. Tiscali dovrà andare sul mercato dei capitali e chiedere cash sia a Renato Soru stesso sia ad altri player.
Il passaggio resta fondamentale per la tenuta aziendale del gruppo che a fine giugno ha registrato ricavi per 106,7 milioni (-6,655), un ebitda di 20,5 milioni (-24,6%) e un ebit di 2,1 milioni (-43,2%) e una perdita di 5,7 milioni rispetto a un rosso di 3,6 del 2013. Sale invece l’indebitamento finanziario che la Consob ha rilevati a 196,4 milioni al 31 luglio scorso.
I tempi stringono dunque e le parti in causa – azienda e senrior lander tra cui Intesa Sanpaplo e Deutsche Bank – stanno trattando con le banche a fungere da pivot.