Tiscali trova un alleato per ricapitalizzarsi e riapre le trattative con le banche credititrici sulla base del piano industriale 2018-2021 che prevede un potenziamento di ricavi e utili grazie agli investimenti nelle reti Lte. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, ieri pomeriggio a Milano l’Ad del gruppo italiano delle telecomunicazioni Riccardo Ruggiero ha incontrato i rappresentanti di Intesa Sanpaolo e di Banco Bpm, i principali creditori della società sarda, e annunciato l’ingresso di un nuovo investitore, il fondo Blue Ocean.
Tiscali ha 90 milioni di debito su una posizione finanziaria di 192 milioni di euro; le due banche hanno già rinegoziato 88 milioni del credito due anni fa, allungando la scadenza a marzo 2022; tuttavia la teco non è riuscita a saldare due rate (settembre 2017 e marzo 2018) per complessivi 4,3 milioni. Ora Ruggiero prova a rilanciare presentando a Intesa Sanpaolo e Banco Bpm il nuovo business plan, completo di risorse capaci di rafforzare la posizione di Tiscali. Secondo Il Messaggero, infatti, Ruggiero fa leva su iniezioni di capitale per complessivi 50 milioni di euro grazie a un nuovo socio.
Del 50 milioni di nuovo equity, 15 milioni verrebbero messi dagli attuali due azionisti russi Ict (Investment construction technology, che controlla il 23,5 % di Tiscali) e Otkritie disciplined equity fund (13,4%, che è controllata da Ict); a questi verrebbe a affiancarsi una new entry, il fondo delle Seychelles Blue Ocean, pronto a sottoscrivere strumenti convertibili per 35 milioni di euro. Intanto Tiscali chiede una moratoria di un anno alle banche creditrici sulle esposizioni in scadenza nel marzo del 2022, pari a 50 milioni per Intesa Sanpaolo e 35 milioni per Bpm (ulteriori 17 milioni di debito fanno riferimento ad altre banche).
La manovra servirà a Ruggiero per implementare il piano industriale al 2021 che prevede ricavi a 289 milioni (sono stati 208 milioni nel 2017) e Ebitda a 89 milioni (29 milioni nel 2017). L’Ad punta anche a potenziare gli investimenti sulla tecnologia Lte e ad ottenere dall’Agcom una proroga al 2029 sull’utilizzo delle frequenze 3.4 e 3.6 Ghz.