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Tiscali, Soru si riprende il timone: “Pronto a rilanciare la società”

Amsicora, società di investimenti fondata da Claudio Costamagna, ha comprato il 22% del capitale sociale e si accorda con il manager sardo per attuare il piano di sviluppo

Pubblicato il 13 Mag 2019

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Tiscali torna italiana. Il fondatore Renato Soru si riprende infatti la guida dell’azienda: la mossa è il frutto del nuovo assetto determinato dall’acquisto da parte di Amsicora, società di investimento italiana fondata e gestita da Claudio Costamagna, Alberto Trondoli, Manilo Marocco e partecipata da altri investitori privati, del 22,059% del capitale sociale di Tiscali.

Amsicora ha firmato un’intesa con i russi di Ict Holding per l’acquisto dell’intera partecipazione che questi detenevano in Tiscali – pari a circa il 20,79% – nonché un contratto con Sova Disciplined Equity Fund per l’acquisto di un altro 1,269%, per un totale di circa il 22,059%.

Amsicora ha spiegato che l’operazione prevede un prezzo unitario pari a euro 0,0085. Il prezzo di riferimento precedente, relativo alla seduta di venerdi scorso, si attesta a 0,0141 euro per azioni Tiscali. Oggi l’azione è sospesa per eccesso di rialzo in borsa (teorico +11,35%). E’ comunque ancora sotto il massimo dell’anno a 0,0181 euro.

Amiscora, spiega una nota, ha sottoscritto l’accordo con “con l’obiettivo di supportare l’attuazione del piano di rilancio predisposto dalla società” di tlc. Subordinatamente al perfezionamento dell’acquisto della partecipazione, Amsicora e Renato Soru (fondatore di Tiscali che detiene il 7,94% del capitale) sottoscriveranno un patto parasociale finalizzato a dare un indirizzo unitario all’organizzazione e alla gestione di Tiscali”. Oggi il cda della compagnia riaffiderà dunque la guida al manager sardo.

Tiscali rappresenta un pezzo importantissimo della mia vita. Mi impegnerò per il suo rilancio insieme a un gruppo di amici motivati e preparati. Io ci credo, sono pronto a ricominciare – ha detto Soru in una intervista a La Nuova Sardegna – Sono contento di ritornare al timone della mia azienda senza alcuna ombra”. Le parole fanno riferimento  alle vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista.

“Ora è finito tutto bene – ha aggiunto soddisfatto – ma dobbiamo smetterla con la barbarie del giustizialismo. È chiaro che se ti capita una disgrazia simile diventa complicato portare avanti l’impegno in politica o gestire una società quotata in Borsa. Ora posso farlo.

“Ho lasciato Tiscali nel 2004 quando sono diventato presidente della Regione – tiene a ricordare – e l’anno prima, nel 2003, il fatturato aveva sfiorato i 10 miliardi di euro con un margine positivo di oltre 120 milioni. Nel 2004 l’indebitamento era minimo, assolutamente fisiologico. Nel 2009, quando è finita l’esperienza come Governatore e sono rientrato nella società, ho trovato un indebitamento di 640 milioni di euro. L’azienda era in piena crisi finanziaria, una situazione drammatica. Ho dovuto perciò fare scelte drastiche ma obbligate: vendere parti dell’azienda e imporre lo stop agli investimenti. Siamo stati obbligati ad accantonare il campo delle comunicazioni. Ritengo di esserci riuscito e che questo Gruppo possa dare stabilità e certezze alla società e ai suoi dipendenti per i prossimi anni”.

L’inchiesta giudiziaria che lo ha visto imputato riguardava i bilanci e gli atti di vendita dei rami d’azienda dalla capogruppo Tiscali Spa a Tiscali Italia Srl e Tiscali Service Srl. Un’operazione da 162 milioni di euro, inserita appunto nel bilancio 2005, che, secondo l’accusa, avrebbe potuto influenzare l’andamento di Tiscali nel mercato borsistico. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 3 anni per Soru e Luca Scano (componente Cda), 1 anno e mezzo per Salvatore Pulvirenti, Andrea Podda e Roberto Lai e il proscioglimento, per prescrizione di reato, di Salvatore Fischetti, Ernesto Fava e Mario Rosso (ex Ad).

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