Con la pubblicazione della trimestrale di Alcatel-Lucent si completa il quadro di un settore manifatturiero delle telecomunicazioni globalmente sotto stress, che segnala anche il rallentamento degli stessi produttori cinesi (prima perdita anche per Zte), oltre che la frenata del numero uno Ericsson. Alcatel-Lucent e Nsn, i due gruppi “occidentali” frutto negli anni scorsi di operazioni di fusione, sono impegnati in piani di ristrutturazione, che prevedono a livello globale circa 17 mila tagli per Nsn, insieme con una rionsiderazione del perimetro di attività, e 5.500 per Alcatel-Lucent, che ha a sua volta indicato la volontà di intervenire selettivamente su talune aree di mercato e contratti di servizi non considerati remunerativi.
Alcuni analisti, ma non l’azienda – come riportato ieri erroneamente da alcune fonti – hanno fatto balenare in queste ore anche l’opportunità che il gruppo franco-americano metta mano più considerevolmente allo strumento dei tagli per raggiungere un equilibrio costi-ricavi più soddisfacente. L’azienda in occasione della presentazione della trimestrale venerdì scorso (ricavi, a cambi correnti, in calo del 2,8% su base annuale, in aumento dell’1,5% su base sequenziale, perdite per 146 milioni di euro) ha avuto modo di fare il punto sull’andamento del piano di ristrutturazione annunciato da poco, che mira a ottenere risparmi per 1250 milioni di euro entro il 2013, e che dall’inizio dell’anno, ha detto il Ceo Ben Verwaayen, ha portato a una riduzione di costi di 450 milioni.
Le tecnologie stanno cambiando il mix dei prodotti e dell’offerta, mentre appare sempre più rilevante lo stato di debolezza del mercato europeo, in ritardo sia sulle reti Ngn sia sulla banda larga mobile. Mentre le aziende, soprattutto nel vecchio Continente, sono impegnate a rivedere la propria struttura, il settore ha quanto mai bisogno di una ripresa della domanda.