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Tlc, Draghi: “Consolidamento, fair share e riduzione delle regole ex ante”



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Per spingere la realizzazione di un vero Mercato Unico è necessario un cambio di passo sulla regolamentazione per aumentare la concorrenza: il modello è l’ex post. Bisogna favorire le fusioni e per accelerare sulle nuove reti le big tech devono partecipare agli investimenti delle telco. E scattal’allarme cloud

Pubblicato il 9 set 2024



draghi von der leyen

Facilitare il consolidamento nel settore delle telecomunicazioni per garantire tassi di investimento più elevati nella connettività; passare dal modello regolatorio ex ante a quello ex post per spingere la concorrenza e l’innovazione made in Europe; coinvolgere le big tech negli investimenti delle nuove reti. Queste secondo l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi le principali direttrici per invertire la rotta del settore delle telecomunicazioni in Europa che sta attraverso una crisi senza precedenti e il cui destino è connesso a stretto filo a quello della digitalizzazione. Le priorità sono state messe nero su bianco nel rapporto sul futuro della competitività europea presentato alla Commissione europea (SCARICA QUI IL REPORT).

Il consolidamento

Secondo Draghi il consolidamento rappresenta “l’iniziativa cardine” per realizzare un vero Mercato Unico, senza sacrificare il benessere dei consumatori e la qualità del servizio. Per incoraggiare il consolidamento si raccomanda di definire i mercati delle telecomunicazioni a livello Ue anziché di singoli Stati membri e di aumentare il peso degli impegni in termini di innovazione e investimenti per facilitare l’approvazione delle fusioni.

Dall’ex ante all’ex post: cambiare le regole

La regolamentazione ex ante a livello nazionale dovrebbe essere ridotta a favore del modello ex post: questa l’altro pilastro per favorire la trasformazione del comparto necessaria per spingere i progetti di digitalizzazione. Vanno inoltre armonizzate le regole a livello continentale a partire dall’assegnazione delle licenze per lo spettro radio. E si raccomanda la creazione di un organismo a livello Ue a partecipazione pubblico-privata per la messa a punto di standard tecnici omogenei per il deployment delle Api di rete e dell’edge computing, come è avvenuto per il roaming negli anni ’90.

Fair share: le big tech devono contribuire agli investimenti

“Per aumentare la capacità degli operatori dell’Ue di investire in queste tecnologie, si raccomanda di supportare la condivisione degli investimenti commerciali tra telco e very large online platforms che utilizzano in modo massiccio le reti di dati dell’Ue ma non contribuiscono a finanziarle”.

Le telco gioiello europeo

Nel settore delle telecomunicazioni, l’Europa è meno dipendente dalla tecnologia straniera: i principali fornitori europei sono ben posizionati nella fornitura globale di apparecchiature per telecomunicazioni. Tuttavia, si legge nel report, sarà importante che le dipendenze non aumentino, specialmente nei confronti di fornitori ad alto rischio che potrebbero compromettere la sicurezza delle reti Ue e dei dati dei cittadini. Attualmente, 14 Stati membri non hanno restrizioni in atto per i fornitori ad alto rischio.

La sfida dei chip

Ma le dipendenze strategiche si estendono anche alle tecnologie critiche per la digitalizzazione dell’economia europea L’Ue, si legge nel report, dipende da paesi stranieri per oltre l’80% dei prodotti digitali, servizi, infrastrutture e proprietà intellettuale. Le dipendenze sono particolarmente acute, tuttavia, per i semiconduttori a causa della struttura dell’industria, che è dominata da un numero ristretto di grandi attori. Gli Stati Uniti si sono specializzati nella progettazione di chip, Corea, Taiwan e Cina nella produzione, e Giappone e alcuni Stati membri dell’UE in materiali e attrezzature chiave – ottica, chimica e macchinari. L’Europa ha una capacità domestica limitata in molte parti della catena di approvvigionamento. Ad esempio, l’Ue attualmente non ha fonderie che producono nodi di processo inferiori a 22 nm e dipende dall’Asia per il 75% al 90% della capacità di fabbricazione di wafer (come gli Stati Uniti). L’Europa dipende anche da paesi non Ue per la progettazione, il packaging e l’assemblaggio dei chip.

Le dipendenze sono altrettanto acute per altre tecnologie avanzate. L’industria dell’IA dell’UE dipende dall’hardware prodotto in gran parte da una società statunitense per i processori più avanzati. Allo stesso modo, la dipendenza dell’Europa dai servizi cloud sviluppati e gestiti da aziende statunitensi è massiccia. Per le piattaforme di calcolo quantistico, l’UE soffre di sei dipendenze critiche su 17 tecnologie, componenti e materiali chiave. Cina e Stati Uniti detengono la leadership tecnologica nella maggior parte di questi elementi critici.

Intelligenza artificiale: use case verticali in 10 settori

Secondo Draghi l’Europa dovrebbe promuovere il coordinamento intersettoriale e la condivisione dei dati per accelerare l’integrazione dell’intelligenza artificiale nell’industria europea. Lo sviluppo di verticali AI dipende dalla collaborazione tra attori industriali, ricercatori e settore privato per consentire la definizione dei problemi. Ad esempio, scoprire se un prodotto innovativo può essere sviluppato da una fabbrica utilizzando un gemello digitale alimentato dall’AI richiede la replica della fabbrica, dei suoi robot, dei processi e la sovrapposizione di un algoritmo AI. Per facilitare questa cooperazione, le aziende Ue dovrebbero essere incoraggiate a partecipare a un “Piano di Priorità Verticali per l’AI”.

L’obiettivo di questo piano sarebbe quello di accelerare lo sviluppo dell’AI nei dieci settori strategici in cui i modelli di business dell’Ue beneficeranno maggiormente dall’introduzione rapida dell’AI, ossia automotive, manifattura avanzata e robotica, energia, telecomunicazioni, agricoltura, aerospaziale, difesa, previsione ambientale, farmaceutica e sanità. Le aziende che partecipano al piano beneficerebbero di finanziamenti da parte dell’Ue per lo sviluppo dei modelli e di un insieme specifico di esenzioni riguardanti la concorrenza e la sperimentazione.

L’addestramento dei dati

In particolare, per superare la mancanza di grandi set di dati nell’Ue, l’addestramento dei modelli dovrebbe essere alimentato con dati liberamente contribuiti da più aziende dell’Ue all’interno di un determinato settore. Questo dovrebbe essere supportato all’interno di framework open source, salvaguardato dall’applicazione delle norme antitrust da parte delle autorità di concorrenza. La sperimentazione dovrebbe essere incoraggiata attraverso l’apertura, il coordinamento a livello Ue e l’armonizzazione dei regimi nazionali di “AI Sandbox” per le aziende che partecipano al piano. Queste “sandbox” sperimentali permetterebbero valutazioni regolari degli ostacoli regolamentari derivanti dalla legislazione Ue o nazionale e fornirebbero feedback dalle aziende private e dai centri di ricerca ai regolatori.

Scatta l’allarme cloud computing

“Mentre alcuni settori digitali sono probabilmente già “persi”, l’Europa ha ancora l’opportunità di capitalizzare sulle future ondate di innovazione digitale. Lo svantaggio competitivo dell’UE probabilmente si amplierà nel cloud computing, poiché il mercato è caratterizzato da continui investimenti massicci, economie di scala e molteplici servizi offerti da un singolo fornitore. Tuttavia, ci sono molteplici ragioni per cui l’Europa non dovrebbe rinunciare a sviluppare il proprio settore tecnologico domestico”, si legge nel report.

Secondo Draghi è importante che le aziende Ue mantengano una posizione in aree in cui è richiesta la sovranità tecnologica, come la sicurezza e la crittografia ossia le tecnologie nell’ambito del cosiddetto “cloud sovrano”. “Un settore tecnologico debole ostacolerà le prestazioni innovative in una vasta gamma di campi adiacenti, come la farmaceutica, l’energia, i materiali e la difesa”.

Le aziende digitali innovative generalmente non riescono a scalare in Europa e ad attrarre finanziamenti, come riflette il grande divario nei finanziamenti in fase avanzata tra l’UE e gli Stati Uniti “Non esiste alcuna azienda Ue con una capitalizzazione di mercato superiore a 100 miliardi di euro che sia stata fondata da zero negli ultimi cinquanta anni, mentre negli Stati Uniti tutte e sei le aziende con una valutazione superiore a 1 trilione di euro sono state create in questo periodo”.

L’Europa è in ritardo nelle tecnologie digitali innovative che guideranno la crescita in futuro. Circa il 70% dei modelli di intelligenza artificiale fondamentali sono stati sviluppati negli Stati Uniti dal 2017 e solo tre “hyperscaler” statunitensi rappresentano oltre il 65% del mercato globale e europeo del cloud. Il più grande operatore cloud europeo rappresenta solo il 2% del mercato Ue. Il calcolo quantistico è destinato a essere la prossima grande innovazione, ma cinque delle dieci principali aziende tecnologiche a livello globale in termini di investimenti nel calcolo quantistico si trovano negli Stati Uniti e quattro in Cina. Nessuna è basata nell’Ue.

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