Torna sopra lo zero l’indice di natalità delle piccole e medie
imprese italiane, dopo tre mesi di saldo negativo: è il dato
incoraggiante che emerge dall’Anagrafe Unioncamere. “Il
numero di piccole e medie imprese registrate nelle Camere di
commercio italiane è tornato a crescere su base trimestrale dopo
un primo trimestre da dimenticare, con una variazione negativa
dello 0,50%, la peggiore degli ultimi dieci anni”, scrive
Enrico Bronzo de Il Sole 24 Ore.
“Da aprile a giugno, rispetto al periodo gennaio-marzo, il
numero delle aziende è passato da 6,065 a 6,087 milioni con un
incremento dello 0,5%. Il settore con il miglior saldo positivo
tra aziende cessate e nuove iscrizioni è quello della produzione
e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+1,9%)”, ma
analizzando le singole attività di cui si compone una sezione la
performance migliore è stata quella della voce “poste e
telecomunicazioni” (+2%).
Si tratta della singola attività che ha messo a segno il saldo
migliore. Le Tlc sono cresciute soprattutto in due delle quattro
macroaree in cui Unioncamere-Infocamere divide l’Italia: il
Nord-Ovest (+1,5%) e il Nord-Est (+2,2%). Tra le attività che
registrano invece le performance peggiori, ci sono le
assicurazioni e i fondi pensione (-1,3% al Nord-Ovest; -1,4% al
Nord-Est) e i trasporti aerei (-5,6% nel Sud).
Male le Pmi romane che “registrano uno stock negativo, riducono
gli investimenti e, soprattutto, hanno iniziato a licenziare”,
secondo quanto rileva l’indagine congiunturale sulle Pmi di
Roma presentata dall’istituto Tagliacarne sulle imprese con
meno di 50 dipendenti (il 96% di quelle romane). Il dato più
preoccupante è proprio quello sull’occupazione: il 19% delle
Pmi romane ha cominciato a ridurre il personale. Non accadeva dal
1992 e la causa è da ricondurre, secondo Tagliacarne, “ai
problemi finanziari e di liquidità”.