“Alcuni interventi hanno un costo politico, come la riduzione dei limiti dell’inquinamento elettromagnetico e alcune semplificazioni normative, altri invece, un costo economico da valutare con il Mef”: è con questa dichiarazione che il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti sintetizza l’esito – praticamente un nulla di fatto – del Tavolo sulle Tlc che si è tenuto ieri con le organizzazioni sindacali e l’Asstel (QUI L’INTERVENTO) nonché con il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao (collegato da remoto) e rappresentanti del ministero del Lavoro, Agcom e Antitrust.
Il nodo più complesso da sciogliere in termini politici resta quello dell’elettrosmog, ossia della revisione dei limiti nazionali, fra i più stringenti on Europa che comportano una posa di infrastrutture al rialzo rispetto agli altri Paesi con conseguenti impatti sugli investimenti degli operatori. Una questione annosa e che difficilmente troverà una soluzione almeno per ora considerata anche la fase pre-elettorale. Riguardo alle semplificazioni normative non è chiaro a cosa Giorgetti si riferisca nel dettaglio mentre sul tema economico – quello da valutare con il Mef – è evidente che il convitato di pietra sia la rete unica nonché il progetto di scorporo a cui lavora Tim nell’ambito del piano industriale. “Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra gli interessi delle aziende, dei lavoratori e dei consumatori. Al tempo stesso bisogna avere ben chiaro che l’obiettivo è sviluppare una politica industriale del settore delle telecomunicazioni che possa beneficiare degli investimenti previsti dal Pnrr per accelerare l’infrastrutturazione digitale del paese”, ha detto Giorgetti, un colpo al cerchio e uno alla botte. ”Dobbiamo tornare a fare politica industriale riscrivendo le condizioni dell’offerta per favorire da una parte l’investimento privato e dall’altro la sana concorrenza”, ha aggiunto annunciando che “il confronto proseguirà su tavoli separati”.
Sulla rete unica le “condizioni” di Colao
Riguardo alla rete unica sulla vicenda un breve commento del ministro della Transizione digitale Vittorio Colao in occasione del Forum di Davos: “Se sarà necessario, se le imprese giudicheranno che ci sono le condizioni per fare una società unica che fornisca rete fissa per noi va bene“, ha detto il ministro puntualizzando però che “basta che rimanga concorrenziale e non lasci indietro nessuno”. No comment invece sulle discussioni in casa Tim e Cdp per il memorandum: “Non sta al governo entrare nelle negoziazioni”.
Insoddisfatti i sindacati: “Tante parole zero fatti”. Sciopero il 15 giugno
“Dispiace costatare che anche oggi da questo incontro non è arrivato nessuna risposta ai tanti problemi che riguardano questo settore. Tante le parole ma zero fatti“. Così il segretario generale della Uilcom Salvo Ugliarolo a seguito del tavolo. “Il governo ancora si ostina a non comprendere i fabbisogni di un settore che paga la concorrenza sfrenata che ha pesantemente indebolito le Telco che ne fanno parte. Le authority hanno sempre dato attenzione al mondo dei consumatori e poco ad una eccessiva frammentazione dei prezzi a discapito di una visione di sistema. Occorrerebbe un tavolo tecnico permanente per entrare nel merito dei problemi – e non una riunione dove in poco tempo dobbiamo rappresentare le tante istanze del settore e le difficoltà che vivono i lavoratori”. “Ancora più scandalosa la questione Tim. Hanno scientificamente non risposto alle richieste, di noi sindacato sulla posizione del governo sul futuro del ex monopolista. Abbiamo confermato la nostra contrarietà al piano dei vertici di Tim ma dal governo nessuna risposta. Dispiace vedere la poca attenzione dei due ministri su questa tematica”.
Sulla stessa linea Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl: “Diamo un giudizio di insoddisfazione, sui temi di Tim e sulle politiche di sostenibilità del settore non abbiamo avuto alcuna risposta“. Le sigle sindacali, evidenzia Serao, hanno sottolineato la fase di crisi del comparto “dovuta a iper competizione e iper regolamentazione; questo sta distruggendo valore del settore e non permette neanche di fare gli investimenti, mancando un adeguato ritorno”. I sindacati hanno sostenuto alcune richieste di Asstel come quelle relative all’innalzamento dei limiti elettromagnetici e alle semplificazioni normative, oltre un adeguamento inflativo delle tariffe. “Abbiamo inoltre sostenuto che queste aziende sono energivore e che quindi, serve un intervento contro il caro energia” anche in considerazione del fatto che il settore telco ha invece presentato in questi anni una continua discesa dei prezzi a fronte di ingenti investimenti. È stata chiesta una consultazione alle autorità di regolamentazione per una analisi delle politiche regolatori al mutamento degli scenari di mercato che non consentono più la sostenibilità dell’occupazione. Riguardo al dossier Tim i sindacati hanno ribadito la “contrarietà al progetto di spezzatino, una scelta sbagliata che non risponde alle esigenze del Paese. Questo piano come pensato dal socio francese supportato da Cdp distrugge il campione nazionale delle telecomunicazioni necessario al consolidamento delle telco in Europa”.
I sindacati proclamano lo sciopero il 15 giugno per l’intero turno di lavoro di tutti i dipendenti. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, in particolare, proclamano inoltre l’astensione per i lavoratori di tutte le aziende del gruppo Tim dalle prestazioni straordinarie dal 14 giugno al 13 luglio.