La Commissione europea ha pubblicato il Competitiveness Compass, un corposo documento che indica la via da seguire per recuperare terreno sull’innovazione e ridurre i gap con Usa e Cina. Un documento interessante da leggere ma al momento le tante idee non sono che desiderata. Praticamente un dejà-vu rispetto alla linea tracciata da Mario Draghi nel rapporto sulla competitività presentato mesi fa e a cui il documento europeo non aggiunge molto. Bisogna favorire lo sviluppo di startup e scaleup, spingere gli investimenti nelle tecnologie più all’avanguardia, a partire dall’intelligenza artificiale, semplificare le regole. Tutte cose già dette e stradette. Per non parlare della questione delle infrastrutture a banda ultralarga.
Tante parole pochi fatti
È necessario accelerare, si ma come e soprattutto quando? Nel documento si accenna al Digital Networks Act, la strategia di cui si discute da mesi. E per passare dal dire al fare ce ne vorranno altrettanti considerato che stando a quanto si legge il documento definitivo verrà elaborato entro l’anno. Tempi praticamente biblici al confronto con l’execution americana e cinese. Il neo presidente Usa Donald Trump è entrato a gamba tesa nel dibattito sulla net neutrality e si prepara a scardinare le regole della precedente amministrazione spianando la strada ai colossi delle Tlc che anche oltreoceano sentono sul dorso il peso delle big tech che “affollano” sempre più le reti. E in Europa la questione è ancor più seria se si considera la frammentazione regolatoria e industriale (decine di operatori che non riescono più a generare ricavi). Per non parlare del dibattito sul fair share, per ora chiacchere senza venirne a capo. La nuova Commissione europea ha intenzione di prevedere davvero un contributo a carico delle big tech? In che forma e in che sostanza? Al momento tutto tace. E non è affatto un buon segno.
La nuova geopolitica delle Tlc
Nel frattempo le big tech in questione si stanno facendo sempre più strada nel mercato delle Tlc: la nuova geopolitica passa dal dominio spaziale e sottomarino. Nel primo sono Musk e Bezos a giocarsi la partita mentre l’Europa lavora lentamente a una propria costellazione satellitare. Nel secondo Google & co vantano all’attivo una quantità di progetti da far spavento. Ma in Europa ci si continua a concentrare sui “passetti” che si fanno sulla copertura in fibra e 5G e su quest’ultimo fronte siamo stati capaci di perdere il vantaggio competitivo che avevamo conquistato grazie alla presenza di “campioni” che il mondo ci invidia ma che l’Europa non ha saputo valorizzare.