Manovre nella proprietà di British Telecom (BT): il magnate messicano Carlos Slim ha acquisito una partecipazione del 3,16%, per un valore di mercato di circa 408 milioni di sterline nel maggiore operatore britannico di banda larga e di telefonia mobile, secondo quanto riportato in un documento di Borsa.
La notizia è stata letta dagli analisti di mercato come un impulso per i piani di ristrutturazione e rilancio nella nuova ceo della telco, Allison Kirkby.
BT, Carlos Slim acquista una quota del 3,16%
Slim, la cui famiglia controlla il gigante delle telecomunicazioni America Movil, ha acquisito la partecipazione attraverso la sua società finanziaria Inbursa e altre due società del gruppo.
Un portavoce di BT Group ha dichiarato che l’azienda accoglie con favore qualsiasi investitore che dimostri di aver riconosciuto il valore a lungo termine del suo business.
“Abbiamo una comunicazione frequente con tutti i nostri azionisti e incontriamo regolarmente i principali investitori”, ha dichiarato il portavoce. “Non vediamo l’ora di impegnarci con Inbursa, così come facciamo con tutti gli investitori”.
Il piano di rilancio della ceo Kirkby
Le azioni di BT sono salite di oltre il 10%, dopo che Kirkby, ceo dal 1° febbraio, ha presentato il suo piano di rilancio e ristrutturazione. L’ambizione è di più che raddoppiare il flusso di cassa libero nei prossimi cinque anni. Un ulteriore balzo in Borsa (+12%) è arrivato a maggio alla comunicazione dei risultati finanziari del 2024 di BT, che hanno mostrato un leggero aumento sia delle revenue (+2%) che dell’Ebitda (+2%).
Allora la ceo ha indicato che nei prossimi anni intende tagliare costi per 3 miliardi di sterline lordi entro la fine del 2029 e, potenzialmente, cedere attività extra-Uk o non redditizie (per gli analisti potrebbe profilarli la vendita di BT Business), focalizzandosi sui business di valore e sul mercato domestico, dove la telco ha pesantemente investito nelle nuove reti in fibra e 5G (anche se Kirkby ha detto che il picco del capex è superato) e ora deve monetizzare.
A sostegno della trasformazione della telco, ad aprile BT ha annunciato la creazione di una divisione “Strategy and change”, che sarà temporaneamente guidata da Tom Meakin, leader della Consumer technology and media practice di McKinsey e che riporta direttamente a Kirkby.
Nei piani di Kirkby c’è anche una forte riduzione del personale (-42%) di qui al 2029: si tratta di 55mila posti a rischio su un totale di 130mila attuali fra dipendenti e collaboratori. Di questi ruoli, almeno 10mila saranno persi per effetto delle iniziative di digitalizzazione, automazione e introduzione dell’Ai nelle operazioni della telco.
L’affondo sul merger Vodafone-Three
BT ha attaccato la prevista fusione da 18 miliardi di sterline tra Vodafone e Three. Secondo la telco l’accordo comporterebbe prezzi più alti per i clienti, una qualità di rete inferiore e minori incentivi a investire. La newco avrebbe “una quota sproporzionata di capacità e spettro, senza precedenti nei mercati mobili del Regno Unito e dell’Europa occidentale”.
Vodafone Spagna pronta a tagliare 1.200 posti
Anche per Vodafone è piena ristrutturazione con la telco che potrebbe licenziare oltre mille persone in Spagna. Il fondo britannico Zegona, che gestisce le attività della telco britannica in Spagna dall’inizio di questo mese, ha infatti proposto ai sindacati un piano di licenziamenti per un massimo di 1.198 dipendenti su un totale di 3.268, pari al 37% dell’intera forza lavoro. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Europa Press, Vodafone Spagna ha convocato i sindacati per avviare il periodo di consultazione.
L’azienda ha spiegato che questo piano è “l’unico modo per garantire la redditività e la competitività” della società in futuro e sarà affrontato “con un atteggiamento responsabile e di dialogo”. Il piano di licenziamenti, ha aggiunto Vodafone Spagna, è dovuto a “ragioni economiche, produttive e organizzative” a fronte di un “forte deterioramento finanziario e commerciale” dopo la perdita di 400mila clienti.