E’ un vero rally quello vissuto dalle azioni delle telco europee, che hanno guadagnato il 30% nel corso del 2013, quasi chiudendo il gap che separava la valutazione dei colossi telecom nostrani da quelli statunitensi. A trainare l’ascesa dell’indice del settore telecom dello Stoxx Europe 600 c’è la convinzione di molti investitori che ii regolatori europei finiranno col dare il via libera a un maggior numero di fusioni nell’industria, anche come mezzo per reagire alla lunga recessione e rilanciare gli investimenti nelle nuove reti di ultra-banda larga.
Solo lo scorso febbraio il gap tra le due sponde dell’Atlantico in fatto di valutazioni delle aziende telco era il più significativo dal 2008: il settore europeo veniva dato a circa 9,9 volte i guadagni attesi mentre quello Usa era valutato 17,6 volte le sue entrate. Ora la partita sembra segnare un punteggio più vicino alla parità: in Europa le telco sono valutate 13,9 volte i guadagni stimati, quelle Usa 14,5 volte, secondo i dati di Thomson Reuters. Molti investitori scelgono di puntare, anziché sulle leader americane At&t e Verizon Communications, sui colossi europei come Telefonica, Orange e Deutsche Telekom.
Il trend ha vissuto un’accelerazione ad agosto, dopo che Vodafone si è accordata per la vendita a Verizon Communications del suo 45% della joint venture Verizon Wireless per 130 miliardi di dollari. Il deal ha portato nelle casse di Vodafone parecchio denaro da investire in Europa. E mentre alcuni gruppi, come Orange, Telecom Italia e Telefonica, sono ancora in difficoltà sui loro mercati nazionali, secondo gli analisti altre aziende riusciranno a stabilizzare i loro utili operativi già dall’anno prossimo.
Del resto, la crescita dei colossi americani sta rallentando. At&t e Verizon devono fronteggiare l’impatto della concorrenza della rinnovata T-Mobile Us, controllata da Deutsche Telekom, che sta sottraendo con successo clienti alle leader di mercato grazie a contratti più flessibili e tariffe più basse. C’è poi la rivale Sprint che nel frattempo è stata acquisita per 21,6 miliardi di dollari dalla giapponese Softbank. Con margini sempre più sotto pressione, le azioni di At&t e Verizon hanno fatto registrare prestazioni del 10% inferiori a quelle della media del mercato statunitense negli ultimi sei mesi.
La corsa dei titoli telco europei non è fenomeno passeggero, commenta Olivier Lefevre, portfolio manager della banca francese Natixis: i nostri gruppi di telecomunicazione torneranno ad essere valutati sei volte i loro utili operativi, come prima della crisi economica, sostiene l’analista. All’inizio dell’anno le telco europee “valevano” circa cinque volte l’Ebitda, un minimo storico, ora vengono valutate 5,6-5,7 volte l’utile operativo. “Gli investitori guardano all’Europa e scommettono sul miglioramento del settore telecom, soprattutto ora che la crescita degli operatori negli Usa rallenta”, indica Lefevre.
Alcuni investitori ritengono tuttavia che sia rischioso puntare sull’intero settore telecom europeo e che sia più saggio circoscrivere il proprio interesse ad alcune azioni specifiche, visto che le revenues delle telco europee sono previste, in via generale, in flessione ancora il prossimo anno. Orange, per esempio, subisce un’accanita concorrenza sui prezzi in Francia; nel 2012 ha perso l’8% degli utili operativi e dovrebbe perdere altrettando quest’anno. Le azioni di Orange hanno guadagnato quasi il 25% negli ultimi tre mesi, grazie a “investitori generalisti alla ricerca di gruppi con una grossa capitalizzazione di mercato su cui metterei propri soldi”, spiega Bruno Grandsard di Axa Investment Managers, ma non tutti gli investitori sono d’accordo con questa strategia.
L’impennata dei titoli delle telco europee si deve anche alle speculazioni sull’arrivo nel continente di grossi gruppi stranieri, come già ha fatto la messicana America Movil che ha comprato le quote di controllo di Kpn e di Telekom Austria. Molti analisti pensano in particolare che At&t stia cercando aziende da acquisire in Europa e Vodafone sarebbe il suo primo obiettivo, perché le darebbe un’enorme scala su tutto il continente. Il Ceo di At&t Randall Stephenson ha anche dichiarato che in Europa esistono “enormi opportunità” di mettere a frutto la domanda di banda larga mobile che deriva dall’uso crescente dei device connessi alla Rete come smartphone e tablet.
Il mercato guarda dunque con attenzione alle decisioni del commissario europeo alla Concorrenza Joaquim Almunia su due importanti merger nel mobile, quello fra 3 Ireland (divisione di Hutchison Whampoa) e O2 Ireland (di Telefonica), deal da un miliardo di dollari, e quello tra Telefonica Deutschland e E-Plus, sussidiaria tedesca di Kpn, operazione da 10,7 miliardi di dollari. Se queste fusioni otterranno il disco verde della Commissione europea, gli analisti prevedono altre operazioni analoghe che ridurranno il numero di player mobili in Europa potenziando i guadagni per i rimanenti.