Il consolidamento di mercato auspicato dalle aziende delle tlc compie un nuovo passo in avanti: è diventata operativa la fusione di Orange e MasMovil in Spagna con la nascita di una joint venture paritetica. La nuova jv segna il completamento dell’accordo per combinare le operazioni delle due telco in Spagna. Gli azionisti di Orange e MasMovil possiedono ciascuno una quota del 50% della jv, con uguali diritti di governance nell’entità combinata.
Non c’è ancora un nuovo nome, ma la fusione Orange-MasMovil è già un colosso: con oltre 37 milioni di linee a banda larga e mobili, la jv diventa il principale attore nel mercato spagnolo delle telecomunicazioni in termini di clienti, in grado di competere con il colosso Telefonica e di accelerare gli investimenti in Ftth e 5G a vantaggio dei clienti spagnoli.
In termini di ricavi, il primato resta a Telefonica, asset strategico nazionale, a tal punto che la società statale Sepi ha annunciato di essere salita al 3% del gruppo delle telecomunicazioni: l’operazione vale 700 milioni e mira a contrastare l’ingresso del fondo saudita Stc, che ha rilevato il 9,9% per 2,1 miliardi di euro lo scorso settembre.
Fusione Orange-MasMovil, nasce il nuovo operatore
Orange-MasMovil hanno “l’ambizione di guidare il mercato in termini di talento, esperienza utente, innovazione, impatto ambientale e sociale e copertura in fibra e mobile. La sua formazione crea un attore sostenibile con la capacità finanziaria di continuare a investire in reti di prossima generazione a beneficio del mercato, dei consumatori e delle imprese in Spagna”, si legge nella nota per i media.
Spagna, il governo punta al 10% di Telefonica
Intanto la Società statale per le partecipazioni industriali spagnola, Sepi, ha fatto sapere di aver raggiunto una partecipazione del 3% in Telefonica per circa 700 milioni di euro, una decisione strategica che contrasta la scalata della multinazionale saudita delle tlc mobili, Stc (Saudi telecom company). La mossa sarà seguita, probabilmente, da ulteriori acquisti di quote da parte di Sepi per arrivare al 10% e diventare la maggiore azionista del colosso nazionale delle telecomunicazioni.
Stc ha rilevato il 9,9% di Telefonica per 2,1 miliardi di euro lo scorso settembre e già allora il governo spagnolo aveva annunciato l’intenzione di salire al 10%. Ora Madrid ha detto che si aspetta che Sepi raggiunga “il prima possibile” questa quota, purché “ciò non influisca sul prezzo delle azioni” della multinazionale.
La partita strategica sul gruppo nazionale delle tlc
La portavoce dell’esecutivo di Pedro Sanchez, Pilar Alegria, ha affermato in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che l’operazione garantirà “maggiore stabilità azionaria” alla società e “salvaguarderà la sua capacità strategica” e ha aggiunto che l’ingresso del settore pubblico nelle grandi aziende e’ una formula “utilizzata da altri Paesi”.
La notizia arriva dopo che CaixaBank ha deciso di cedere l’1% della sua partecipazione in Telefonica, riducendola dal 3,5 al 2,5 per cento. Pertanto, secondo i dati della Commissione nazionale del mercato dei valori (Cnmv), il maggiore azionista continuerebbe ad essere Stc (9,9%), seguito da BBva (4,8%), Blackrock (4,8%), Sepi (3%) e Criteria (2,5%).
Il governo di Madrid sta ancora aspettando una risposta definitiva in merito all’acquisto di un ulteriore 5% da parte del fondo saudita. Superando la soglia del 10% del capitale sociale, secondo la legge spagnola sulla protezione delle aziende strategiche, ciò richiederebbe il via libera del Consiglio dei ministri. Il premier Sanchez ha aaffermato lo scorso settembre che il suo esecutivo stava analizzando “attentamente” l’ingresso di Stc in Telefonica, assicurando che lo Stato dispone di meccanismi adeguati e dei controlli necessari per garantire “in ogni momento” la difesa e la sicurezza nazionale.