La concorrenza rimane il rischio principale per gli operatori delle Tlc, che può portare a pesanti guerre dei prezzi con effetti negativi sulla redditività. Ciò è particolarmente evidente nei mercati con più player, come l’Italia, dove un singolo operatore aggressivo può spingere i concorrenti a rispondere con tagli dei prezzi. Lo scrive Standard & Poor’s nella sua ultima nota “Industry credit outlook 2025-Telecoms”. L’Italia, da questo punto di vista, è una sorta di unicum globale, insieme a Colombia e Cile.
S&P’s nota anche che la lenta crescita macroeconomica in Europa potrebbe esacerbare il rischio per le telco, portando a un indebolimento della base di clienti business e una sempre maggiore attenzione ai prezzi da parte dei consumatori.
Tlc, la guerra dei prezzi fa male a tutti i player
La concorrenza sui prezzi, in genere, aumenta il tasso di abbandono dei clienti e indebolisce l’Arpu e le entrate, perché le aziende delle Tlc abbassano i prezzi e aumentano le offerte in bundle per fidelizzare i clienti. Le telco possono scegliere di aggiungere servizi premium per trattenere i clienti piuttosto che abbassare i prezzi, ma questo può cannibalizzare parte della loro base clienti abbonata a pacchetti più costosi.
Questo tipo di strategia può anche rallentare il ritmo a cui i clienti passano a piani più costosi, soprattutto nei mercati dove i clienti sono molto sensibili al prezzo e dove prevalgono le offerte prepagate. Sono tutti elementi, sottolineano gli analisti, che impediscono la crescita delle aziende delle Tlc.
La guerra dei prezzi, si legge nella nota di S&P’s, “ha conseguenze negative per tutti i player” e degrada le prospettive anche in mercati di maggiore qualità per le telco.
Tre fattori positivi che mitigano i rischi
Il consolidamento in Spagna e nel Regno Unito, l’M&A convergente in Italia e gli effetti di una regolamentazione più leggera nel wholesale dovrebbero mitigare gli effetti dell’agguerrita concorrenza per gli operatori europei delle Tlc.
Anche gli aumenti annuali dei prezzi aiuteranno, pur se a ritmi via via più lenti.
Tassi di interesse relativamente più alti per un periodo più lungo dovrebbero inoltre mitigare l’aggressività delle offerte delle telco emergenti, frenando le offerte promozionali.
A meno che i tassi di interesse non scendano inaspettatamente, S&P’s pensa che questi fattori siano un vantaggio per le telco, che vedranno buona parte del debito arrivare a scadenza nel 2026. Le telco alternative che si troveranno a rifinanziare le loro strutture di capitale con tassi di indebitamento più elevati potrebbero considerare uno spostamento verso offerte con margine e Arpu più elevati per ridurre i tempi di generazione del flusso di cassa.
L’Italia resta, però, un mercato con una concorrenza particolarmente intensa e una “struttura difficile” e le nostre telco registreranno prestazioni inferiori alla media.
In Italia nuovi spazi per il consolidamento?
Gli operatori europei cercano da tempo il consolidamento del mercato per alleviare la pressione competitiva, che, per S&P’s, resta principale per la qualità creditizia delle società di telecomunicazioni. I regolatori hanno per anni ostacolato il consolidamento del mercato, ad eccezione dei Paesi Bassi (un mercato più piccolo) e dell’Italia, dove, però, i requisiti normativi hanno portato all’ingresso di un nuovo concorrente, Iliad, che, secondo S&P’s, ha finito per “destabilizzare” il mercato.
Accordi dii consolidamento tra telco recentemente approvati in Spagna e nei Paesi Bassi indicano una potenziale e parziale apertura da parte dei regolatori, che ora sembrano maggiormente disposti a trovare un equilibrio tra incentivare gli investimenti e proteggere i consumatori. Ciò potrebbe incoraggiare ulteriori tentativi di consolidamento nei paesi europei con mercati strutturalmente competitivi, come l’Italia o la Francia.