La crisi morde le aziende le Tlc. Ecco nel dettaglio quelle più a rischio.
Italtel ha 1.300 dipendenti circa in tutta Italia ma la maggioranza è nello stabilimento di Castelletto. Sono 330 gli esuberi indicati dalla società, che vuole anche tagliare i costi del lavoro rivedendo il contratto aziendale. La azienda – riferiscono i sindacati – vuole arrivare ad un’intesa al Mise per uscite volontarie. L’8 gennaio è previsto un incontro presso l’Assolombarda.
Alcatel-Lucent prevede 585 esuberi su 2mila addetti. In ballo c’è il trasferimento negli Usa delle attività di ricerca e sviluppo svolte da 350 addetti a Vimercate. Il 17 gennaio è previsto un incontro al Mise.
Micron ha annunciato 2-300 esuberi su 700 lavoratori di Catania e Agrate. Nel mese di gennaio è previsto un incontro tra le parto sociali.
LFoundry ha 1400 lavoratori ex Micron in contratti di solidarietà fino all’agosto 2014 ma secondo quanto riferito dai sindacati, la società non ha liquidità e rischia di non avere le risorse per anticipare le competenze.
Ciet è in amministrazione controllata e rischia il fallimento; i lavoratori a rischio sono più di 300
Difficoltà anche per le aziende di appalti telefonici. In Sirti, dove si è già chiusa la trattativa sugli esuberi con i contratti di solidarietà, resta aperta la partita sui contratti aziendali. Ad Alpitel rischiano il licenziamento collettivo 110 lavoratori.
Stm vive una forte incertezza per l’ipotesi privatizzazione mentre Jabil di Caserta ha intenzione di licenziare la metà dei lavoratori, cioè 350, che già sono in cassa integrazione; è stato aperto un tavolo al Mise ma ancora non si intravedono soluzioni.
Schneider di Rieti è rischio chiusura per la decisione della proprietà di spostare la produzione in Bulgaria; nei primi mesi dell’anno i lavoratori dovrebbero lavorare dai 2 ai 3 giorni al mese.