Una pratica presente solo ed esclusivamente in Italia che penalizza tutto il settore delle telecomunicazioni e i consumatori finali. Uno strumento utilizzato dagli operatori storici ormai da anni, che risulta essere costoso e poco sostenibile nel lungo periodo con un’erosione del valore complessivo del mercato ed effetti negativi per tutti gli operatori poiché la continua riduzione dei prezzi deprime i ricavi e l’Arpu. Questa, in sintesi, la conclusione messa nero su bianco nello studio “Dinamiche competitive del settore della telefonia mobile. Le offerte riservate”, promosso da Iliad e realizzato da Cesare Pozzi, Professore Ordinario di Economia Applicata presso l’Università degli Studi di Foggia e Vicedirettore del Gruppo Ricerche Industriali e Finanziarie (Grif) “Fabio Gobbo” della Luiss Guido Carli. Domenico Lombardi, Professore di Pratica delle Politiche Pubbliche e Direttore del Luiss Policy Observatory presso la School of Government, e Davide Quaglione, Professore Ordinario di Economia Industriale e Direttore del Dipartimento di Studi Socio-Economici, Gestionali e Statistici presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.
“Il settore delle telco in Italia ha bisogno, oggi più che mai, di tre cose: investimenti, innovazione, trasparenza. Le ricerche presentate oggi dimostrano inequivocabilmente che le offerte riservate deprimono gli investimenti, scoraggiano l’innovazione, sono tutto tranne che trasparenti. Ormai è chiaro che non c’è nessuna valida ragione per non vietarle definitivamente, e questo è il mio auspicio” sottolinea Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad.
Che cosa sono le offerte riservate
Per offerte riservate si intendono le promozioni commercializzate e proposte dagli operatori storici – sia tramite i loro marchi principali sia con i marchi secondari accessibili esclusivamente dagli utenti di specifici operatori concorrenti e che vengono pubblicizzate principalmente tramite sms, teleselling e pagine secondarie dei siti web degli operatori. Secondo quanto emerso dallo studio nel 2024 le offerte riservate sono aumentate e sono diventate sempre più “aggressive” con una diffusione ormai strutturale tra gli operatori storici. E sarebbero state una delle cause principali del del 36,3% dei ricavi del settore registrato tra il 2013 e il 2023.
L’effetto domino sul mercato
Nonostante un lieve aumento dell’Arpu nel 2023, gli investimenti nel settore – come quelli per il 5G – continuano a ridursi anche a causa della pressione esercitata tramite queste pratiche, si legge nello studio in cui si evidenzia che di conseguenza, la crescita e l’innovazione dell’intero settore vengono frenate, compromettendo lo sviluppo tecnologico e la qualità del servizio. E ancora: secondo quanto emerge dallo studio le offerte riservate tendono ad innescare delle spirali di offerte a ribasso e meccanismi di triangolazione tra gli operatori, rendendo il fenomeno sempre più radicato. La triangolazione, si spiega, è una pratica usata per accedere alle offerte riservate di un dato operatore. Si verifica in due casi: l’utente chiede di poter sottoscrivere un’offerta al proprio operatore, che consiglia di passare temporaneamente a un altro operatore e poi tornare per ottenere l’offerta a un prezzo migliore; l’utente vuole passare dal proprio operatore a un altro, ma gli viene suggerito di passare prima a un terzo operatore per poi accedere all’offerta del secondo, in modo da poterla sottoscrivere a condizioni più vantaggiose. Ciò non solo limiterebbe la capacità degli operatori di investire in nuove tecnologie e migliorare i servizi, ma ostacolerebbe anche lo sviluppo dei nuovi entranti e riduce una sana concorrenza diretta tra gli operatori storici.
La necessità di un intervento normativo
Nonostante l’entrata in vigore di una specifica disposizione nella Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, lo studio dei professori Pozzi, Quaglione e Lombardi rileva come la normativa attuale sia priva di elementi sufficienti per arginare la pratica delle offerte riservate, che continua a proliferare. Solo un intervento deciso può riportare il mercato delle telecomunicazioni italiane su una strada di crescita sostenibile e innovativa, con effetti positivi per i consumatori e per lo sviluppo dell’intero settore. “In un contesto di liberalizzazione le istituzioni pubbliche hanno la responsabilità di seguire nel tempo l’evoluzione dei relativi processi di mercato, anche intervenendo sul piano normativo – sottolinea il professor Pozzi -. Lo studio dimostra che il fenomeno delle offerte riservate nel mercato italiano delle telecomunicazioni mobili ha un impatto rilevante e negativo, con il rischio concreto di comprometterne la sostenibilità a lungo termine. Senza interventi normativi, il mercato potrebbe subire gravi conseguenze, il cui sviluppo è indispensabile per abilitare servizi digitali avanzati a favore di cittadini e imprese, fulcro della trasformazione digitale su cui l’Italia sta puntando”.
La percezione dei consumatori
Presentata anche l’indagine “Le offerte riservate nel mercato della telefonia mobile. Impatti sui comportamenti dei consumatori e prospettive future” condotta dall’istituto di ricerca Swg che, tra settembre e ottobre 2024, ha analizzato la percezione degli italiani riguardo le logiche del mercato delle telecomunicazioni mobili, con un focus sulle offerte riservate.
Dall’indagine è emerso che diffusione delle offerte riservate sia percepita come un fattore che incrementa la confusione, specialmente per i consumatori meno esperti, penalizzando i clienti storici a favore dei nuovi utenti. Per questo, tre italiani su quattro auspicano un intervento dello Stato per regolamentare questa pratica. “Dalla ricerca emerge chiaramente che le offerte riservate riducono la trasparenza di un settore già complesso e che sconta una importante crisi di fiducia, ostacolando altresì una concorrenza sana e informata- spiega Alessandra Dragotto, Head of Market Research di Swg – Le offerte riservate sono considerate, infatti, dalla maggioranza di intervistati ingiuste o ingannevoli perché creano importanti sbilanciamenti nel mercato determinando disparità di trattamento e avvantaggiando solo alcune categorie di utenti. In un mercato già molto competitivo e in cui il moltiplicarsi di offerte apparentemente vantaggiose rischia di creare molta confusione, oltre il 70% dei consumatori preferisce pagare un prezzo più alto per avere la certezza di non subire le rimodulazioni delle tariffe e 3 su 4 auspicano l’intervento dello Stato per regolamentare il mercato in maniera più rigida e garantire standard sostenibili per tutti gli operatori”.
Le proposte della politica
In occasione della presentazione del report, Carmen Letizia Giorgianni deputata della maggioranza, ha evidenziato la necessità di “istituire la figura dello utility manager, una figura in grado di accompagnare il consumatore nella scelta delle tariffe più consone ai loro bisogni, anche per garantire una sana concorrenza”.
Per Lorenzo Basso, senatore Pd, è evidente che le offerte riservate creano un’asimmetria nel mercato delle Tlc ma quello che è cruciale è “garantire che non si creino trust e che il prezzo applicato sia mantenuto nel tempo”. Anche in questo caso a tutela di mercato e consumatori.
Entrambi hanno poi evidenziato la necessità di intervenire sul fronte legislativo per grantire che le telco possano continuare ad investire.