APPELLO AL GOVERNO

Tlc motore della crescita

Pubblichiamo l’intervento di Cesare Avenia, presidente di Asstel, sull’ultimo numero del Corriere delle Comunicazioni. “Cruciale per il Paese porre l’Ict in cima all’agenda di governo come percorso strategico. Ma serve che la responsabilità politica faccia capo direttamente alla Presidenza del Consiglio”

Pubblicato il 22 Mag 2013

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Dalla diffusione estesa, concorrenziale, qualitativa delle Telecomunicazioni dipendono oggi lo sviluppo, la crescita e la competitività dell’intero sistema Paese. Questa affermazione non è un assioma, ma un risultato consolidato nella letteratura economica, confermato ormai da diversi studi sia sulla realtà italiana che internazionale, in cui si evidenzia come nelle società globalizzate le Tlc rivestano il ruolo chiave di motore della crescita.
Uno studio della Società italiana di statistica ha evidenziato che la spinta propulsiva sull’intero sistema produttivo da parte del settore informatico e delle Tlc – costituito da 6 comparti – è pari circa a quella generata dal resto dell’economia nazionale, che è l’insieme di ben 53 settori eterogenei fra loro. Vale a dire che l’Ict, pur corrispondendo solo al 6% della domanda complessiva, contribuisce all’aumento della produzione quasi quanto tutti i restanti settori.


In Italia, tuttavia, si ha spesso la sensazione che la comprensione del valore strategico di questo settore sia soprattutto a parole, perché se così non fosse il suo sviluppo, come avviene nei paesi più avanzati, dovrebbe essere al centro delle politiche economiche, non relegato a una delega contesa da questo o quel ministero. Per le caratteristiche di elevata pervasività e trasversalità, le Tlc e le altre infrastrutture digitali non sono assimilabili a quelle tradizionali e la loro governance non può essere il frutto di una visione parziale. Pensare oggi al settore delle Tlc, infatti, significa considerare un processo dinamico di cambiamento, composto da una pluralità di elementi, con effetti su molte categorie di attori economici, che produce una molteplicità di impatti sul sistema Paese, coinvolgendo lo sviluppo delle reti fisse e mobili verso la banda larga e ultralarga, Internet e l’universo di scambi che avvengono sul web, il commercio online, le smart cities, l’evoluzione della normativa, la concorrenza, fino a riguardare diritti fondamentali come quelli attinenti l’identità della persona, la privacy, la libertà di espressione. La cornice dell’Agenda digitale, così com’è stata pensata dall’Ue, dovrebbe costituire il disegno organico in cui tutti questi elementi convergono verso il raggiungimento di obiettivi temporali e qualitativi individuati.


Se alla base della governance non vi è tale visione globale, se la leadership politica non ha ancora acquisito la consapevolezza che dotare il Paese di infrastrutture digitali costituisce una vera e propria priorità nazionale, ecco che la mancata emanazione di una semplice norma di tipo amministrativo – concepita per semplificare, ridurre l’impatto, favorire e omogenizzare a livello nazionale le tecniche di scavo per la posa in opera della fibra ottica, che secondo il decreto Crescita 2.0 avrebbe dovuto essere emanata entro il 30 aprile – possa diventare un ostacolo alla diffusione della banda larga in Italia. In assenza di una volontà politica espressa ai massimi livelli, che stabilisca con chiarezza le priorità, anche un atto strettamente tecnico-operativo come il “regolamento scavi” si è così trasformato in una vicenda assurda, ma emblematica, in cui gli interessi particolari di chi gestisce le strade sono stati in grado di prevalere sul rispetto della norma primaria e sull’interesse generale, che è quello di usufruire dei vantaggi diretti e indiretti che la fibra ottica porta alla comunità nazionale, non solo in termini di velocità e qualità delle comunicazioni, ma anche agli utenti delle strade e agli stessi gestori che possono beneficiare dei sistemi di mobilità intelligente.


Quindi, cosa si aspetta il settore delle Tlc dal nuovo Esecutivo? Che con chiarezza e determinazione lo sviluppo delle Tlc e dell’economia digitale, nella cornice dell’Agenda digitale, venga posto in cima all’agenda di Governo, come percorso strategico per modernizzare il Paese e aprirlo a nuove opportunità di crescita. Che tale sviluppo sia perseguito in modo sistematico, conducendo a bilanciare in modo finalmente favorevole all’innovazione l’azione istituzionale. Affinché ciò si verifichi occorre che la responsabilità politica di questo percorso faccia capo direttamente alla Presidenza del Consiglio, con un forte commitment politico, in grado di assicurare la convergenza verso gli obiettivi dell’Agenda digitale tutti gli sforzi e gli interessi dei diversi enti e istituzioni coinvolti a vario titolo dai cambiamenti che le nuove tecnologie della comunicazione comportano nella vita sociale ed economica.

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