La questione del fair share continua a dividere il panorama politico italiano: restano divergenti le posizioni tra il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessio Butti. Anche se nel nostro Paese è stata messa la pietra tombale sulla questione: il ministro ha chiarito che non sarà ripresentata alcuna proposta in merito trattandosi di una questione sovranazionale. La palla dunque passa alla Commissione europea dove il dibattito resta aperto.
Dal palco del Forum nazionale delle telecomunicazioni di Asstel, Urso sostiene con forza la necessità che le big tech contribuiscano ai costi delle infrastrutture di rete per facilitare gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni. “Certamente è importante che ci sia una partecipazione ai costi anche per facilitare gli investimenti del settore delle telecomunicazioni da parte di coloro che sempre più usufruiscono di questo servizio”, ha dichiarato Urso, aggiungendo che questa riflessione si è aperta anche a livello europeo.
Al contrario, Butti ritiene che riproporre il fair share domestico non sia utile né per gli operatori né per il sistema paese. “Il fair share penso che sia, anche a livello europeo, non dico un feticcio, ma qualcosa che è stato definitivamente accantonato“, ha affermato. La questione dovrebbe invece essere affrontata, ha chiarito, in sede Ue per garantire un approccio coordinato e basato su dati scientifici affidabili. “Non è un caso che la settimana scorsa il governo abbia ribadito che è in corso una sorta di consultazione a livello europeo”, ha sottolineato Butti.
Incentivare gli investimenti nelle tlc
Incentivare gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni rimane una priorità per Urso, che promuove l’integrazione delle reti e l’innovazione nell’infrastruttura, nel cloud e nel 5G. “È prioritario incentivare investimenti nell’infrastruttura, nel cloud, nel 5G, promuovendo la condivisione e l’integrazione delle reti”, ha ribadito, evidenziando come il settore delle telecomunicazioni sia “sempre più centrale e un orgoglio del Made in Italy”.
Urso ha inoltre sottolineato la necessità per l’Europa di affrontare simultaneamente le transizioni verde, digitale e geopolitica, puntando all’autonomia strategica in settori industriali come quello delle telecomunicazioni. “Dobbiamo promuovere l’uso di fornitori europei di fiducia per l’assegnazione dello spettro in tutti i futuri bandi di gara, preferendo i fornitori di apparecchiature di telecomunicazione con sede nell’Unione Europea come parti strategiche nei negoziati commerciali”, ha detto. Il ministro ha anche evidenziato l’opportunità per l’Europa di capitalizzare sulle future ondate di innovazione digitale attraverso progetti come gli Ipce, i grandi progetti europei che devono essere implementati. “Siamo tutti impegnati in una sfida trasversale che inevitabilmente ci coinvolge”, ha dichiarato Urso, sottolineando l’importanza di un approccio unificato e strategico per il futuro del settore delle telecomunicazioni in Europa.
Necessario un piano europeo coordinato
Butti, dal canto suo, ha sollevato altre sfide che riguardano il settore. “Abbiamo delle sfide che riguardano il settore Tlc”, ha dichiarato, puntando il dito contro le criticità del settore digitale in Europa che richiedono interventi strategici. “Manca un piano coordinato a livello europeo che permetta di trasformare le innovazioni in applicazioni scalabili”, ha aggiunto, suggerendo la necessità di un approccio più mirato per competere in settori come il 5G e l’intelligenza artificiale.
Inoltre, Butti ha espresso il suo supporto per la sperimentazione della tecnologia satellitare per migliorare la connettività del paese, specialmente nelle aree grigie. “Io penso che per noi sia fondamentale sperimentare la tecnologia satellitare”, ha affermato, sottolineando l’importanza di non avere pregiudizi tecnologici e di utilizzare tutte le risorse disponibili per migliorare la connettività nazionale.
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