Come spiega un alto papavero della burocrazia di Bruxelles, le polemiche dei giorni scorsi non devono oscurare una basilare verità. E cioè che liberare il continente una volta e per sempre dal roaming rimane un’inviolabile priorità per il commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes. Il vero nocciolo della questione, come lei stessa ha ammesso a mezzo a Twitter, è tuttavia “come” raggiungere l’agognato obiettivo. L’ormai definitiva bozza del regolamento sul mercato unico delle tlc, che il collegio Barroso si appresta ad adottare nella giornata di domani, ha confermato senza appello le indiscrezioni diffuse la scorsa settimana da alcune testate. Rispetto ad una precedente versione del testo, sono state seppellite le misure che disponevano una drastica riduzione dei limiti tariffari per il mercato wholesale del roaming. A riprova che la Commissione ha ceduto al pressing dei grandi operatori europei, contrarissimi a queste disposizioni.
Questo non significa che la Kroes vi abbia rinunciato a titolo definitivo. Piuttosto, si vocifera a Bruxelles, avrebbe preferito giocare d’astuzia. Secondo quanto ha detto al Corriere delle Comunicazioni una fonte interna al suo gabinetto, il commissario fa segretamente assegnamento sul Parlamento europeo per reintrodurre i tetti alle tariffe wholesale attraverso la presentazione di uno o più emendamenti nel corso dell’esame legislativo del testo. Scenario molto probabile considerato che l’azzeramento dei sovraccosti all’ingrosso figura tra le priorità di una risoluzione “bipartisan” che sarà votata da Strasburgo in settembre e che invoca proprio la fine del roaming entro e non oltre il 2015.
Tornando al pacchetto sul mercato unico, dismesso almeno provvisoriamente il “bastone” dei tetti tariffari, per regolare il nodo del roaming l’attuale versione punta tutto sulla “carota” degli “accordi collettivi” o “alleanze”. Questo meccanismo è presente sin dai primi draft del testo ma solo più di recente è venuto alla ribalta. In sintesi, la Commissione intende incoraggiare operatori a formare “alleanze” transnazionali per poter offrire ai rispettivi utenti tariffe domestiche anche quando si trovano all’estero. La moneta di scambio elargita da Bruxelles sarebbe rappresentata da una serie di esenzioni al rispetto delle norme più severe dell’ultimo regolamento sul roaming varato non più tardi di un anno e mezzo fa.
Tuttavia, quest’opzione non convince più di tanto gli analisti, buona parte dei quali ne mettono in dubbio l’efficacia. “Non pensiamo che il sistema delle alleanze cambierà nulla”, è il giudizio tranchant di Antonios Drossos della società di consulenza Rewheel. Pare, poi, che il meccanismo non piaccia per nulla al commissario alla concorrenza Joacquin Almunia. Tanto da averne chiesto un sostanziale annacquamento o addirittura la completa abolizione prima della presentazione del pacchetto prevista per l’11 settembre. Il che, se si verificasse, lascerebbe la Kroes con in mano ben poco sul fronte del roaming, in una posizione di forte imbarazzo e più vulnerabile alle critiche.
Nel frattempo, nuovi e più insidiosi venti di protesta cominciano a soffiare sul pacchetto, a pochi giorni dalla presentazione. Sembra che, nonostante il cedimento sul roaming, gli incumbent restino nettamente ostili alla proposta, pur avendola in un primo momento caldeggiata. Etno, l’associazione che li rappresenta, medita di riversare il proprio scontento in una lettera aperta al commissario.
E poi c’è la bomba ad orologeria della Net Neutrality. Nelle intenzioni della Kroes, il pacchetto sul mercato unico dovrebbe “blindare” il principio della neutralità della rete a livello europeo. Sennonché i dettagli delle relative disposizioni hanno già scatenato un putiferio. Perché da un lato il regolamento interdice a tutti gli effetti la possibilità per gli operatori di bloccare o rallentare contenuti o servizi, ad esempio quelli Voip. D’altro canto, apre anche le porte ad accordi tra gli stessi operatori di rete e provider di contenuti “sul trattamento di grossi volumi di dati, la velocità o le caratteristiche qualitative” dei servizi. Cosa molto invisa agli attivisti. Che già minacciano di lanciare contro il pacchetto sul mercato unico una campagna di protesta in stile Acta.