Deutsche Telekom ha avviato il processo di vendita per la sua attività nelle torri mobili, come parte di una più ampia strategia volta a massimizzare il valore delle sue risorse infrastrutturali. Proseguono così le manovre sul mercato europeo delle torri, già teatro di alcune fusioni e alleanze.
Reuters ha riferito che la telco tedesca sta lavorando con Goldman Sachs come consulente per vendere le sue 40.600 torri a un prezzo che potrebbe arrivare a 18 miliardi di euro.
Deutsche Telekom possiede infrastrutture in diversi paesi europei, ma le torri sono quasi tutte in Germania (quasi 33.000) e in Austria (7.000) e sono gestite tramite la sussidiaria GD Towers.
I potenziali acquirenti degli asset di Deutsche Telekom
Alla fine del 2021, il ceo di Deutsche Telekom Timotheus Hoettges ha dichiarato in una conferenza con gli investitori di essere interessato a trovare un partner per la sua attività nelle torri. Deutsche Telekom non ha commentato le speculazioni di oggi, ma ha indicato alla testata Mobile World Live che il gruppo è aperto a diverse opzioni riguardo ai suoi asset infrastrutturali.
Potenziali acquirenti potrebbero essere la spagnola Cellnex e America Tower. Altri potenziali acquirenti sono le società private equity o società delle torri di operatori concorrenti, tra cui Vantage Towers di Vodafone e Totem di Orange. Cellnex potrebbe essere favorita perché ha già una joint venture con DT nel settore delle torri nei Paesi Bassi.
Bloomberg ha riportato a gennaio che Deutsche Telekom aveva tenuto colloqui con Vodafone e Orange in merito a potenziali alleanze nell’attività delle torri.
Il ceo di Vodafone Nick Read ha affermato che il prossimo passo per Vantage Towers dovrebbe essere una fusione. Il presidente e ceo uscente di Orange Stephane Richard ha anche segnalato la possibilità di collegare Totem con un altro operatore in Europa.
L’M&A nelle torri trainata anche dal 5G
Gli spin-off delle torri sono un’opzione attraente per gli operatori, perché le società infrastrutturali indipendenti possono affittare spazio a diversi operatori terzi. La vendita permette di estrarre valore dall’infrastruttura e ridurre il più possibile l’indebitamento. Anche l’implementazione delle reti 5G sta sostenendo il business: la quinta generazione traina la domanda di maggiore capacità delle torri e alimenta la tendenza al consolidamento e alla ristrutturazione.
A gennaio 2021 il colosso spagnolo delle telecomunicazioni Telefónica ha venduto le torri della sua sussidiaria Telxius Telecom ad American Tower; a dicembre 2020 Ei Towers ha ceduto l’infrastruttura della controllata TowerTel a Phoenix Tower International. In Gran Bretagna Cellnex ha acquisito le torri di Ck Hutchison dopo il via libera del regolatore antitrust che ha chiesto alcuni rimedi. Anche in Italia l’azienda ha ceduto le torri a Cellnex; l’acquisto (9100 siti) è stato finalizzato a luglio del 2021 dopo l’autorizzazione ottenuta da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza italiana.
Per Deutsche Telekom la principale spinta alla cessione dell’infrastruttura passiva è la necessità di ridurre il debito (130 miliardi di euro) ma anche il desiderio di accrescere la partecipazione in T-Mobile Us portandola a una quota maggioritaria. A settembre DT ha comprato le quote di Softbank nella telco americana, salendo al 48,4% della proprietà, ma l’obiettivo di Hottges è superare il 50%.
In Italia Tim ha ricevuto un’offerta vincolante per Inwit
In Italia Tim sta perseguendo una strategia simile, come evidenziato anche nel piano industriale 2022-2024: l’azienda ha reso notodi aver ricevuto da un consorzio di investitori istituzionali guidato da Ardian un’offerta vincolante per l’acquisto del 41% del capitale sociale della holding Daphne 3 che detiene il 30,2% del capitale sociale di Inwit.
L’operazione proposta è strutturata in modo da non far sorgere alcun obbligo di Opa ed è soggetta ad una serie di condizioni sospensive. Il consiglio di amministrazione di Tim, valutando positivamente l’offerta, ha dato mandato all’amministratore delegato Pietro Labriola di negoziare l’accordo.
“Perseguire un modello di business sostenibile significa per noi portare avanti un impegno preso con un’intera comunità, in coerenza con il nostro Piano di Sostenibilità, pienamente integrato nella nostra strategia industriale – ha commentato Giovanni Ferigo, amministratore delegato di Inwit – La finanza guarda sempre più ai criteri Esg come garanzia della capacità delle aziende di creare valore nel lungo periodo, e l’accordo appena firmato dimostra ancora una volta la validità del nostro percorso”.