Si farà un public assessment sugli investimenti sulla rete di telecomunicazione in Italia. Lo ha annunciato il premier Enrico Letta, nel corso di un convegno sull’Italia organizzato dal Financial Times, dicendo che il governo ha affidato a Francesco Caio e altri due advisor stranieri il compito di redigere entro fine anno un rapporto sugli investimenti sulla rete di tlc.
Gli altri due esperti sono Gerard Pogorel, professore emerito dell’Università ParisTech di Parigi, e Scott Marcus, già advisor della Federal communication commission, il regolatore americano, da anni consulente per aziende e istituzioni europee sui temi delle nuove reti. “Pogorel e Marcus inizieranno le loro analisi a partire dalla prossima settimana”, spiega Palazzo Chigi. I saggi si avvarranno anche delle analisi già a disposizione dell’Agcom, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Fondazione Bordoni
“Ho deciso di istituire e dare mandato a tre persone, coordinate da Caio – di cui due non italiani esperti di rete e tlc – che presenteranno entro fine anno un rapporto sullo stato degli investimenti sulla rete e su quali investimenti debbano essere fatti sulla rete perché l’Italia possa essere competitiva”, ha detto il presidente del Consiglio precisando che nel corso della giornata il governo diffonderà altri dettagli.
“Siamo convinti che il tema della rete sia strategico e gli investimenti sulla rete sono strategici e che l’Italia sia indietro – ha sottolineato – Il tema della rete rappresenta per noi un asset da cui ripartire per investire – Il rapporto andrà a scandagliare la situazione e trovare le soluzioni”. Letta ha poi aggiunto che “qualunque proprietario della rete dovrà, poi, raggiungere gli obiettivi e investire sulla rete e noi vogliamo spingere perché si facciano gli investimenti che sono strategici”.
La decisione, si legge in una nota di Palazzo Chigi, si colloca alla luce degli impegni assunti nel Consiglio Europeo di fine ottobre dedicato anche all’Agenda Digitale, nel quale è stata ribadita la volontà degli Stati membri di investire nelle nuove tecnologie digitali come strumento di crescita e di sviluppo, di promuoverne l’adozione nella pubblica amministrazione e di accelerare la costruzione di reti in banda larga ultraveloce.
“Francesco Caio – ha spiegato – ha in questi mesi definito con chiarezza le priorità di intervento, accelerato la realizzazione dei principali progetti e disegnato una governance per l’Agenzia finalizzandone lo Statuto (oggi al vaglio delle Amministrazioni). In concomitanza col Consiglio Europeo di ottobre gli ho chiesto di includere nelle sue attività di attuazione dell’Agenda Digitale la definizione di un processo strutturato che consenta alla Presidenza del Consiglio di avere piena e tempestiva visibilità sull’evoluzione della qualità e degli investimenti nella rete in banda larga: una infrastruttura che questo governo considera essenziale per la competitività del Paese, le sue prospettive di crescita e occupazione e il rispetto degli obiettivi fissati dall’Europa per la digitalizzazione degli Stati Membri”.
Un simile rapporto era stato ripetutamente invocato dal presidente di Cdp, Franco Bassanini, il quale ha più volte chiesto di affidare a esperti indipendenti il compito di stabilire se si ritenga necessario l’investimento di Cassa Depositi e Prestiti nella rete in fibra ottica in Italia. “Se i tecnici ci diranno che siamo in linea, saremo tutti contenti e Cdp non avrà alcun investimento da fare sulla rete di tlc, dedicherà le risorse a sostenere l’export, a finanziare le pmi e le infrastrutture di trasporto, come porti, aeroporti, strade ferrovie e quant’altro”, ha recentemente detto Franco Bassanini. Se invece dal public assessment “emergerà che non siamo in linea, c’è un problema di politiche industriali pubbliche”. La Cdp, secondo Bassanini, “può e deve investire nella rete, perché è un’infrastruttura strategica per il Paese”.
Soddisfatto Antonio Palmieri (Pdl). “Da mesi chiedevo in ogni occasione, pubblica e privata, che ci fosse una ricognizione effettiva sulla reale diffusione della banda larga in Italia. Sono lieto che Caio abbia attivato questa attività”. “Ora – continua – devono lavorare presto e bene e dare piena trasparenza ai risultati. A tal proposito suggerisco al commissario Caio di presentare i risultati di questa indagine pubblicamente alla Camera dei Deputati. Sono peraltro convinto – conclude Palmieri – che scopriremo di essere messi meglio di quanto comunemente si dice”.
D’altronde la banda larga è l’infrastruttura abilitante per i tre progetti chiave per l’Agenda digitale coordinata da Caio stesso: anagrafe unica, identità digitale e fatturazione elettronica. “L’anagrafe è lo scheletro logico e la base informativa unificante che svolge due funzioni abilitanti – spiegava Caio in un’intervista la nostro giornale – dare certezza del dato su popolazione e residenza e funzionare come una sorta di “indice” per i servizi digitali della PA che vi si possono agganciare. Inoltre, l’anagrafe è un progetto sfidante per i rapporti tra centro e periferia nonché il primo grande esempio di un servizio in cloud, a cui i Comuni fanno riferimento per i dati, ma gestiscono in locale i servizi. Si tratta di uno schema di riferimento per impostare tutta la digitalizzazione in cloud della PA.
Sul versante identità digitale secondo Caio “avere una password unica per accedere ai servizi dell’amministrazione, che permetta di identificare il cittadino in maniera univoca dal sistema della PA, è la base per puntare a servizi erogati da sistemi interoperabili”. La fatturazione elettronica, infine, rappresenta, invece una scelta è stata quasi “obbligata” “per consentire il governo di rafforzare le capacità di controllo di gestione dello Stato e di mettere in campo strategie di spending review basate su dati certi e trasparenti. Il tutto aumentando il livello di servizio verso le imprese.”.