“La scelta di Telecom Italia, da parte della Provincia di Trento, quale partner nella diffusione sul territorio della banda super larga è avvenuta nel rispetto delle norme”. Con queste parole il presidente Lorenzo Dellai risponde ai rilevi dell’Antitrust che ha dato parere negativo sul pprogetto di sviluppo della fibra e chiesto di rivedere l’accordo tra l’operatore e l’ente pubblico. “La Provincia autonoma di Trento è venuta a conoscenza del parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato in merito al progetto per lo sviluppo della banda ultra larga in Trentino. Al riguardo la Provincia di Trento prende atto di una interpretazione che ritiene frutto probabile di un equivoco che nei prossimi giorni i competenti uffici avranno modo di chiarire”.
L’ente autonomo trentino precisa di essere “consapevole di aver fornito fin dall’avvio del progetto, nel 2010, tutte le opportune ed esaustive informazioni all’Autorita'”. La Provincia, comunque, “provvederà a meglio qualificare l’iter di individuazione e condivisione dei partner dell’iniziativa, che sicuramente è avvenuta nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie”.
L’individuazione del partner per il progetto della banda super larga, dice ancora Dellai “è la conseguenza di un trasparente, sostanziale e costante dialogo coi soggetti interessati. Dialogo che, nel richiedere la condivisione dei piani industriali di medio periodo (tre anni) dei vari soggetti per verificarne la compatibilita’ ed integrabilita’ col progetto che si andava a definire, non poteva che comportare l’accettazione di regole di riservatezza e non divulgazione delle informazioni acquisite.” La Provincia autonoma di Trento, conclude Dellai, “avrà modo di evidenziare in maniera costruttiva e puntuale sulla base di quali elementi normativi ha predisposto il progetto e condiviso lo stesso con gli attuali partner, riportando anche elementi valutativi, di indirizzo e di decisione assunti dalla Commissione Europea in casi analoghi”.
Esprimendo parere negativo sul progetto l’Antitrust si augura che vengano riesaminate le modalità dell’accordo perché è mancata una gara vera e propria. “L’Autorità – si legge nel bollettino dell’Agcm – ritiene che la selezione del socio privato di una società mista da parte di un’amministrazione deve avvenire sempre ad esito di una procedura competitiva ad evidenza pubblica. La scelta discrezionale dell’Ente, consistente nell’individuazione di Telecom Italia quale socio privato della società Trentino Ngn si pone in contrasto con i principi a tutela della concorrenza attribuendo a tal operatore un indebito vantaggio concorrenziale nei confronti dei concorrenti”.
Secondo l’Antitrust non basta che sia stata effettuata una procedura di consultazione ad hoc degli operatori economici potenzialmente interessati: “La consultazione informale, non ancorata a rigorosi criteri di pubblicità, imparzialità e trasparenza infatti, non garantisce la parit di trattamento dei potenziali contraenti”. L‘Authority dunque richiama l’amministrazione “sull’esigenza di evitare che i propri provvedimenti introducano restrizioni della concorrenza non strettamente giustificate da motivi imperativi di interesse generale” e “auspica che le osservazioni formulate possano costituire la base per un riesame delle modalità di gestione del progetto di sviluppo della rete a banda larga di nuova generazione“.
Lo scorso 25 luglio la Commissione europea aveva avviato un’indagine approfondita per valutare la compatibilità con la normativa Ue in materia di aiuti di Stato della joint venture Trentino Ngn. La Commissione ha dubbi sul fatto che il progetto venga realizzato a condizioni che un investitore privato operante in condizioni di mercato avrebbe accettato. L’avvio dell’indagine approfondita offre alle parti interessate l’opportunita’ di presentare osservazioni sulla misura in questione, senza pregiudicare l’esito del procedimento.
“Gli investimenti pubblici nelle reti a banda larga ultraveloci favoriscono la crescita e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale dell’Ue – spiegava quel giorno Joaquin Almunia, commissario alla Concorrenza – E’ tuttavia fondamentale garantire che i fondi pubblici non vengano utilizzati per favorire un particolare operatore del mercato, per alterare le condizioni di
Bruxelles ha avviato l’indagine dopo esposto di Fastweb, Vodafone e Wind che hanno espresso più volte il proprio concreto interesse a partecipare all’iniziativa, presentando alla Provincia dettagliati business plan a cui – stando a quanto dicono gli operatori – non sarebbe stato dato riscontro nonostante il progetto sia sempre stato dichiarato come “aperto”.