Il Corecom-Lazio, a proposito della conciliazione: “Procedura
gratuita per risolvere le controversie tra utenti e gestori dei
servizi di Tlc che deve essere obbligatoriamente svolta prima di
ricorrere alla giustizia ordinaria”. Il cittadino offeso deve
dunque sottostare a questa procedura che, di fatto, limita il
diritto costituzionale ad adire il giudice. Questo è già
discutibile. La conciliazione si avvia con modulo, spedito al
Corecom, che convoca le parti.
Il cittadino deve compilare il modulo secondo rigide codificazioni,
pena la nullità dell’istanza. Questo sembra standardizzare la
procedura e agevolare l’esame delle pratiche, ma qui è la
trappola. Il cittadino è indotto a esporre le sue ragioni e la
documentazione che le sostengono, scoprendo le sue carte con la
società telefonica, la quale può – come sovente fa- rifiutare la
conciliazione oppure offrire una riparazione irrisoria, senza
motivata giustificazione. A questo punto, se il cittadino si
rivolge al magistrato, la società di servizi telefonici ha potuto
fissare la strategia più conveniente per resistere, mentre il
cittadino non ha altre info se non quelle della prima ora.
La società è collocata al di sopra del cittadino, sia perché
inibisce un suo diritto costituzionale sia perché non ha obblighi
simmetrici a quelli del danneggiato. È grave che questo accada
grazie al Corecom che, invece di tutelare il soggetto più debole
favorisce la vessazione, operata con assiduità dalle società dei
telefoni e testimoniata dal numero dei contenziosi. Dice il Corecom
che la conciliazione è necessaria perché vi sono troppi
contenziosi. Difficile, in tale quadro, che le società telefoniche
riducano le vessazioni a danno dei sudditi paganti.