È scontro tra sindacati e vertici del ministero dello Sviluppo economico sul regolamento che dovrebbe riorganizzare l’ente. Le organizzazioni sindacali accusano i vertici di Via Veneto di aver elaborato il regolamento senza dare spazio al confronto con le organizzazioni. “Una mancanza – dicono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil sentiti dal Corriere delle Comunicazioni – che rappresenta un vulnus alle prerogative e al ruolo delle rappresentanze dei lavoratori”, soprattutto tenuto conto che il piano potrebbe essere discusso in maniera preliminare nel Cdm di domani.
Il nuovo disegno, che risponde ai criteri della spending review, prevede il mantenimento del Dipartimento Sviluppo e Coesione Economica (Dps), mentre gli altri tre Dipartimenti attuali (Comunicazioni, Energia e Impresa) verrebbero accorpati in un unico Dipartimento sulle politiche industriali. Sono previste, poi, 4 direzioni incardinate al di fuori dei dipartimenti che tratterebbero rispettivamente i seguenti argomenti: personale e bilancio; beni e servizi; incentivazione delle imprese; vigilanza su cooperative, imprese ed enti in house.
Secondo Cgil, Cisl e Uil il nuovo piano disegna però una struttura disomogenea ed inefficiente sotto il profilo organizzativo, con ricadute negative sui servizi erogati ai cittadini. Come nel caso del Dipartimento delle Comunicazioni che, a detta dei sindacati, “difficilmente può essere unificato con altri ambiti di attività del Mise”. Dello stesso avviso è il viceministro alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, che – a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni – starebbe studiando un’alternativa per scorporare dal piano le Comunicazioni lasciandole un dipartimento a sé. Di questo, Catricalà avrebbe parlato nei giorni scorsi con il Capo di Gabinetto del ministro Zanonato, Goffredo Zaccardi.
Altra partita delicata che si sta giocando al Mise è quella dei capi dipartimento le cui nomine scadono il 29 luglio (a 90 giorni dal giuramento del nuovo governo). In bilico ci sono Roberto Sambuco (capo dipartimento alle Comunicazioni), Giuseppe Tripoli (Impresa e Internazionalizzazione), Sabina De Luca (Sviluppo e Coesione economica) e Leonardo Senni all’Energia. Le procedure di spoil system, che prevedono che a tre mesi dall’insediamento il nuovo governo riconfermi o meno i dirigenti, si incrociano con la spending review che ha tagliato del 20% il ricorso ad esterni – Sambuco, Tripoli e Lanzara lo sono – in ruolo dirigenziali.