Tv e telco a fine corsa. A vantaggio di Google & Co.

Giro di boa nei mercati dell’informatica e telecom che, secondo “Digiworld 2010”, crescono ormai meno del pil. A beneficio dei colossi di Internet (tra i quali, però, sono assenti le aziende europee)

Pubblicato il 11 Mag 2010

1999-2009, dieci anni di esplosione del mondo informatico, delle
telecomunicazioni e di Internet: quale bilancio? A tracciarlo è
l’Idate, Istituto europeo dell’audiovisivo e delle
telecomunicazioni, che presenta oggi a Parigi la decima edizione
del suo rapporto annuale “Digiworld 2010”, il cui sottotitolo
è “Le sfide del mondo informatico”. Le prime anticipazioni
sono state pubblicate dal quotidiano francese La Tribune.

Pochi dati forniscono un quadro eloquente della situazione: dieci
anni fa nel mondo c’erano meno internauti di quanti sono oggi gli
iscritti a Facebook. Ogni giorno del 2009, sono stati visti 1
miliardo di video su You Tube. Il traffico web fisso nel suo
complesso è previsto in crescita del 40-60% all’anno nei
prossimi anni. Sei abitanti su dieci del nostro pianeta possiedono
ormai un telefonino, garantendo il forte sviluppo anche di Internet
mobile.

Dunque un mercato in piena esplosione che si traduce in creazione
di valore e sviluppo? Non esattamente. I mercati raggruppati nel
Digiworld (servizi e attrezzature telecom, servizi web,
televisione, elettronica di consumo) hanno conosciuto nel 2009 la
prima contrazione della loro storia, perdendo l’1,6% del giro
d’affari. Nemmeno ai tempi dello scoppio della bolla di Internet
era successo altrettanto: allora, nel 2000, solo il segmento delle
attrezzature telecom aveva perso punti, ma gli altri settori erano
rimasti stabili o avevano continuato a progredire.

L’Idate non nega che ci sia stata innovazione anche nel 2009
(come la crescita di Internet mobile, o il sorpasso, per molti
operatori occidentali, del traffico dati su quello voce), ma a
dispetto della crescita dell’utilizzo di Internet e delle
telecomunicazioni, “la pressione sui prezzi e il desiderio dei
consumatori di razionalizzare le spese”, spinge l’istituto di
ricerca europeo ad affermare che i mercati studiati “sono
arrivati alla maturità” nei Paesi industrializzati. Ancora forti
in termini di volume, perdono in termini di valore. Il loro peso
sul pil mondiale si è lievemente contratto negli ultimi dieci anni
(dal 6,8% al 6,6%). E dopo essersi sviluppati fino al 2006 a ritmi
più veloci dell’insieme dell’economia, hanno visto la loro
curva di crescita, in valore, andare sotto quella del pil
mondiale.

Il quadro non è del tutto pessimistico, perché, secondo
l’Idate, questa “distruzione è creatrice di valore”, in
quanto il resto dell’economia beneficia del progresso generato
dalle industrie che fanno parte del “Digiworld”. Tutto sta nel
capire chi farà le spese della “distruzione” e chi invece
beneficerà della “creazione di valore”: per Idate, nella prima
parte dell’equazione si collocano gli operatori telecom
tradizionali e le emittenti tv, nella seconda parte ci sono i nuovi
colossi come Google e i leader di Internet. Tra i quali, nota
l’istituto con rammarico, non figurano aziende europee.

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