Ancora un paio di mesi, e lo switch off italiano sarà completato. Ma le tv locali mettono le mani avanti: "Percorso inaccettabile", scrive in una nota l’associazione Aeranti-Corallo. E chiede un rinvio di 3-4 mesi per consentire alle tv locali di progettare le reti e installare gli impianti in tempo utile.
Come spiega l’associazione nelle regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia il ritardo con il quale sono stati emanati i bandi di gara per l’assegnazione delle frequenze e delle numerazioni lcn (conseguenti anche al ritardo della Agcom nella emanazione del Piano delle frequenze) "non permette il rilascio di tali frequenze e di tali lcn con i tempi previsti dalla normativa". E comunque in modo tale da consentire alle tv locali di progettare le reti e installare gli impianti in tempo utile. "E’ quindi assolutamente necessario – scrivono le tv locali – un rinvio di tre/quattro mesi dello switch off in tali aree".
Nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli V.G., Trentino A.A., Emilia Romagna, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo) e Campania, dove invece è in corso la procedura per la dismissione volontaria dei canali 61-69 Uhf precedentemente assegnati (per i quali sono previste modeste misure compensative), la successiva gara per l’assegnazione delle frequenze sarà inevitabile (anche qualora risultassero ammissibili domande tali da liberare volontariamente tutti i canali 61-69 Uhf nelle regioni interessate) in quanto le frequenze, anche con nove reti regionali in meno, sono insufficienti per tutti gli operatori.
In tali aree vi sono, infatti, molte emittenti che operano su frequenze del cosiddetto “beauty con-test” (che il Governo intende mettere all’asta). Inoltre l’Agcom nei giorni scorsi ha sottoposto alla consultazione delle associazioni di categoria uno schema di nuovo piano delle frequenze di queste ultime regioni che, anziché limitarsi all’adeguamento previsto dalla legge 220/10 (conseguente all’attribuzione dei canali 61-69 Uhf alla comunicazione elettronica mobile in larga banda), introduce nuove inaccettabili limitazioni per le tv locali.
Inoltre lo schema della Agcom, diversamente da quanto previsto dal decreto legge n. 34/11 non pianifica nelle stesse regioni la banda III per le tv locali (compatibilmente con le altre utilizzazioni previste per tale banda).
Per garantire la prosecuzione dell’attività a tutti i soggetti che hanno ricevuto nel 2009 e nel 2010 l’assegnazione dei diritti di uso delle frequenze e che oggi non intendono dismettere le proprie reti, le tv locali chiedono "almeno due frequenze del beauty contest e le frequenze della banda III compatibili con le altre utilizzazioni".
Diversamente, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Trentino, Emilia Romagna, Lazio (esclusa la provincia di Viterbo) e Campania tutto dovrà essere rimesso in discussione con evidenti conseguenze per l’intero sistema.
Infatti, scrive l’associazione, "anche chi dovesse ottenere frequenze qualitativamente migliori sarebbe irrimediabilmente danneggiato perché perderebbe la sintonizzazione lcn per il cui recupero occorrerebbero presumibilmente anni".
Ben venga quindi l’asta per alcune frequenze del beauty contest, "ma certamente almeno 1/3 di tali frequenze (cioè almeno due) deve essere destinato, come previsto dalla legge, alle tv locali". In questo modo si potrebbero anche limitare le esclusioni nelle regioni dove sono in corso le gare e dove le gare sono state fatte nel 2011.
"Occorre anche dare una soluzione definitiva alla problematica delle numerazioni lcn tuttora oggetto di grandi incertezze – scrive Aeranti-Corallo – a causa dei numerosi contenziosi pendenti; occorre chiarire che le misure compensative per la dismissione dei canali 61-69 Uhf non sono soggette a imposizione fiscale; occorre inoltre rivedere la normativa delle sanzioni Agcom a carico degli operatori locali, al fine di differenziarle, soprattutto con riferimento agli importi delle sanzioni, da quelle previste per gli operatori nazionali in tutti i casi (ormai numerosi) in cui tale differenziazione non è, incomprensibilmente, prevista. Occorre anche dare una copertura finanziaria stabile ed adeguata alle misure di sostegno statali, nonché prevedere norme che favoriscano la realizzazione di reti comuni tra due o più operatori locali".
Auspichiamo che il Governo, conclude l’associazione, dopo mesi di esame dei dossier “beauty contest” e “governance Rai”, voglia finalmente affrontare anche il dossier “emittenza locale”.