Dopo la discesa in campo del Berec, che chiede la procedura di infrazione a carico dell’Italia, e il pressing dell’Etno contro l’emendamento al Dl Semplificazioni (che ha ottenuto il disco verde alla Camera) che obbliga la disaggregazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia, oggi il dibattito si sposta a favore della misura. E addirittura Enzo Raisi (Fli) rincara la dose e annuncia un ulteriore emendamento in vista della discussione del Dl Semplificazioni al Senato per scorporare la rete di Telecom Italia. "La polemica sollevata da Telecom con lo spalleggiamento, purtroppo, dell’Agcom sulla parziale liberalizzazione dei servizi dell’ultimo miglio, rende evidente il conflitto d’interessi dell’operatore telefonico che controlla la rete e che gode di una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti. Per mettere fine a questa grave disuguaglianza, abbiamo presentato un emendamento che impone per legge la separazione societaria della rete telefonica fissa da Telecom come gestore (e competitore) nel mercato dei servizi telefonici". Secondo Raisi "si tratterebbe di un passo in avanti verso una maggiore concorrenza per lo sviluppo di un’infrastruttura nella quale l’Italia e’ fanalino di coda in Europa proprio a causa delle resistenze da parte dell’ex monopolista all’accesso di nuovi operatori".
"Puntiamo a mantenere anche in Senato la norma del dl semplificazioni che riguarda le telecomunicazioni e liberalizza l’ultimo miglio", dichiara il relatore del decreto, Stefano Saglia (Pdl), in merito alla norma Saglia si è detto "meravigliato dal fatto che l’Authority si metta di traverso sulla liberalizzazione dell’ultimo miglio". "Il legislatore ha pieno titolo a intervenire anche sulla regolazione del mercato: l’Autorità per le comunicazioni ha evocato una invasione di campo da parte del potere legislativo, ma è fuorviante. Le Authority sono indipendenti ma non dal legislatore". "Il nostro è stato un intervento in favore della concorrenza, ci siamo mossi nel solco del governo Monti". In merito all’intervento di ieri del Coordinamento delle Autorita’ della Ue, Saglia ha voluto precisare che si tratta di un intervento che "non è stato nel merito della norma e non apre alcuna procedura di infrazione".
"E’ gravissimo che il Berec dichiari che il legislatore nazionale o europeo non possa esprimersi su materie regolate da autorità indipendenti. L’allarmismo è del tutto ingiustificato dato che, con la norma inserita nel decreto semplificazioni, l’Autorità uscirà rafforzata nel suo potere di vigilanza.". E’ quanto afferma in una nota il senatore del Pdl Lucio Malan, membro della Commissione Affari Costituzionali. "Opporsi alla liberalizzazione della manutenzione correttiva non fa altro che frenare il mercato del fisso in contraddizione alla tendenza che si sta affermando in molti altri campi per contribuire a rilanciare l’economia italiana – aggiunge -. Basta con la favola degli esuberi: sappiamo tutti che oggi i servizi ausiliari li fanno società terze che operano solo per l’ex monopolista e che da domani opererebbero su basi concorrenziali per l’intero settore a vantaggio della qualità del servizio e dell’intera collettivitaà Ci opporremo fermamente a modificare una norma che garantirà un servizio migliore ai cittadini".
"Bisogna assolutamente eliminare questo balzello di rendita da monopolio da parte di Telecom che frena il mercato del fisso. Non si capisce per quale motivo Telecom si agiti tanto per la manutenzione correttiva – sottolinea il senatore della Lega Nord Piergiorgio Stiffoni -. Sarebbe opportuno rendere noti i valori economici che vengono riconosciuti alle società terze che effettuano il lavoro e quanto trattiene l’incumbment dai proventi che le arrivano dagli operatori alternativi per tale attivita”.
Si schierano a favore dell’emendamento anche gli europarlamentari Francesco de Angelis (Pd), membro della commissione industria e Raffaele Baldassarre (Pdl), commissione mercato interno e tutela dei consumatori. "La misura è in linea con il quadro normativo europeo e intende favorire il rilancio dell’economia italiana sfruttando appieno le potenzialità del settore delle telecomunicazioni – si legge in una nota -. La liberalizzazione dei servizi ausiliari sull’ultimo miglio, può ridurre fortemente i costi delle telecomunicazioni ed aumentare la qualità dei servizi, consentendo offerte economicamente più vantaggiose per i cittadini". Gli eurodeputati considerano "irricevibile quanto dichiarato sul tema dal Berec secondo cui il legislatore non deve ostacolare le autorità di settore nel definire le regole. Non esistono materie soggette a riserva di amministrazione e, come tali, sottratte a possibili interventi del legislatore, sia esso nazionale o europeo".
"Il Berec vuole fermare il processo di liberalizzazione del mercato italiano delle Tlc". E’ una dura accusa quella formulata da Assoprovider nei confronti dello’organismo dei regolatori europei che si è espresso a sfavore della misura approvata dalla Camera nell’ambito del decreto Semplificazioni. Assoprovider ritiene che il Berec stia tutelando "gli operatori amici" piuttosto che fare gli interessi dei consumatori e del mercato. E lancia l’appello a Monti affinché "non si faccia intimidire da questo artefatto polverone".
"A questo punto viene da chiedersi se siamo di fronte ad un organismo che per sua naturale predisposizione ha il dovere di tutelare il libero mercato e gli interessi dei cittadini europei oppure ad un nuovo brontosauro occupato a tutelare la propria posizione di potere – sottolinea Assoprovider – Così come descritta dai giornali e dalle dichiarazioni dei diretti interessati, sembra che la seconda ipotesi sia la più realistica, infatti Berce non dice: norma giusta ma lasciate che sia l’Autorità (Agcom) a normare questa regola che favorisce l’apertura del mercato delle Tlc ma alza gli scudi per violata maestà, tralasciando di dirci cosa ne pensa di questa posizione del Governo italiano".
Al presidente Georg Serentschy Assoprovider chiede "se conosce la situazione italiana delle Tlc, di Agcom e di una normativa attuale che complessivamente è stata costruita in favore di un mercato fintamente aperto ma di fatto in mano ad un unico operatore. Immaginiamo infatti anche quanto possa essere preoccupato di questo strappo italiano poiché è un segnale forte per tutte le Autorità che credono di poter ingessare un mercato, forti del potere conferito loro dalla Ue".
L’associazione dei provider va giù dura anche con le posizioni di Agcom e dei precedenti governi: "La legislazione italiana, prodotta fino ad oggi da Agcom e Governi passati, non è proprio uno dei migliori esempi da portare a garanzia dell’indipendenza, vedi ad esempio la storia del Beauty Contest delle frequenza televisive". E giudica come "piagnistei" le esternazioni dell’Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia. Assoprovider non risparmia nemmeno i sindacati "corsi a tutelare le migliaia di maestranze dell’operatore dominante quando il loro assordante silenzio di questi anni nei confronti della libera concorrenza e delle aziende Pmi che offrono reale occupazione nei mercati in cui operano, non è passato inosservato, tanto da chiedersi se si sono accorti che il mondo è cambiato".
"L’emendamento sulle tlc inserito nel testo del dl sulle semplificazioni approvato alla Camera non riguarda il merito delle liberalizzazioni, che non è in discussione, bensi al coerenza dell’assetto istituzionale con il quadro comunitario del settore": è quanto si puntualizza in ambienti Agcom in merito alle proteste da parte dei sostenitori dellemendamento . "L’emendamento èsotto questo aspetto all’esame delle competenti sedi comunitarie, delle quali si attendono le valutazioni’.
Emilio Miceli, Segretario Slc Cgil, chiede la cancellazione della norma: "L’emendamento sulle Tlc, approvato dalla commissione alla Camera, è frettoloso, non risponde alle esigenze di sicurezza della rete, rischia di peggiorare il servizio ai cittadini, non è in linea con la normativa comunitaria ed infine crea migliaia di esuberi in Telecom. Vendere come semplificazione e liberalizzazione una norma, costruita in maniera approssimativa, è una semplificazione che rischia di creare danni difficilmente riassorbibili. Abbiamo già chiesto un incontro specifico al Ministro Passera, confidiamo che il Senato cancelli una norma sbagliata che creerebbe ulteriori disoccupati in un momento in cui il paese non se lo può permettere".