E' polemica tra governo australiano e opposizione sul progetto
di rete broadband gestita dallo Stato. Ma il governo australiano
tiene botta: il piano ha una solida “business case”. Ovvero, è
un progetto finanziariamente solido, capace di generare, a fronte
di 41 miliardi di dollari (australiani) di investimenti, ritorni
annuali di circa il 7%.
La Nbn Co., la società di proprietà del governo incaricata di
realizzare la rete di banda ultralarga, ha affermato che il
progetto sarà profittevole subito: “I contribuenti avranno
indietro i loro soldi. La Nbn garantirà un tasso di ritorno
sull’investimento nettamente più alto di quanto si ottiene sulle
obbligazioni del governo e tutti gli australiani avranno accesso a
un network in fibra all’avanguardia".
Come noto, il progetto australiano per la rete di super-banda larga
si è scontrato con i partiti all’opposizione che sostengono che
i costi sono esorbitanti (si tratta di coprire un Paese vasto e con
molte aree desertiche e scarsamente popolate) e il valore offerto
ai consumatori è basso.
Il
chief executive della Nbn, Mike Quigley, ha spiegato,
illustrando i dettagli del piano aziendale che copre i prossimi 30
anni, che i finanziamenti arriveranno inizialmente dal governo, che
contribuirà con 27,5 miliardi di dollari (australiani); altri 13,4
miliardi saranno messi insieme dal project finance o dai mercati
finanziari a partire dall’anno fiscale che inizia il 1 luglio
2014, mentre altri fondi verranno dai guadagni operativi. Le
revenues totali durante la realizzazione dovrebbero essere di 20,8
miliardi di dollari australiani e le entrate annuali nell’anno
fiscale 2020-21 sono previste a 5,8 miliardi.
Il leader dell’opposizione Tony Abbott ha però rinnovato le
critiche, ricordando che il governo ha ripetutamente negato il
permesso alla Productivity Commission per condurre una rigorosa
analisi dei costi dell’intero progetto dell’Nbn.
L’opposizione chiede un minore investimento pubblico e maggiore
partecipazione del settore privato.
A novembre il Senato ha dato il via libera alla legge che chiede
all’incumbent Telstra di separare la rete retail da quella
wholesale per favorire la libera concorrenza sul mercato. Come
riportato anche dal sito del Corriere delle Comunicazioni, la legge
pro-concorrenza è alla base di un accordo non vincolante da 11
miliardi di dollari raggiunto dal governo con Telstra, ex monopolio
di Stato e tuttora la maggiore telecom australiana, secondo cui
l’azienda contribuirà alla realizzazione della rete per la
connessione a Internet super-veloce.
Il governo a sua volta
risarcirà Telstra per lo “spegnimento” di parte della sua rete
in rame esistente man mano che viene realizzata la nuova rete in
fibra ottica – un obbligo inteso a evitare che l’incumbent abbia
un vantaggio schiacciate sui concorrenti.
Il Ceo di Telstra, David Thodey, ha dichiarato che cercherà di
finalizzare l’accordo entro il 20 dicembre, così da mandarlo in
revisione al regolatore e agli azionisti. Thodey ha riferito in
un’intevista al Dow Jones Newswires che Telstra intende usare
parte del denaro che otterrà come risarcimento dal governo per
ridurre il suo debito e finanziare possibili acquisizioni.
L’azienda è anche aperta a operazioni di share buyback.
In base alla legge pro-concorrenza approvata venerdì dal Senato
australiano, Telstra dovrà dividersi in due separati network per
il retail e l’ingrosso, cosicché la sua divisione retail non
ottenga condizioni più vantaggiose rispetto ai concorrenti che
pagano per usare la sua rete.
La stampa australiana commenta che
il sì del Senato mette in cassaforte il passaggio della legge alla
Camera dei rappresentanti, tuttavia il governo Laburista di
minoranza del premier Julia Gillard è costretto ad assicurarsi
l’appoggio dei partiti più piccoli e indipendenti ogni volta che
vuole approvare una legge e proprio oggi il Senatore indipendente
Nick Xenophon ha sollevato un possibile ostacolo affermando che gli
accordi sull’accesso danno ancora troppo potere a Telstra.
"Questa rete finanziata con il denaro pubblico deve essere
veramente equa e concorrenziale per avere il mio sostegno, ma a me
sembra che con questa legge Telstra e le grandi telco abbiano
garantito un accesso meno caro rispetto ai player più piccoli e
questo non è accettabile”, ha detto Xenophon.