“Non credo che questa decisione di Agcom in sé, isolatamente presa, possa avere chissà quali conseguenze sui piani Telecom. Sarebbe assolutamente improprio e ingiustificato se le avesse. Per lo stesso motivo, era improprio attendersi sconti regolatori solo per il semplice annuncio dello scorporo Telecom”. Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni e ora parlamentare PD esperto di digitale, osserva con interesse la partita che si è infiammata con la decisione recente di Agcom su unbundling, bitstream. Partita che ora prosegue con le annunciate analisi di mercato 2014-2016 e l’esame del piano di scorporo Telecom.
Eppure c’è stato un meccanismo causa-effetto rilevante e le decisioni Agcom sono state prese subito come pietra dello scandalo da Telecom Italia, per i futuri piani
Capisco che possa essersi diffuso un certo convincimento. Che la semplice decisione di procedere verso scorporo potesse portare a vantaggi regolatori. Ma come sanno gli addetti ai lavori le due cose sono separate, la decisione Agcom è frutto di un’analisi che va su un binario parallelo e che è cominciata da tempo. E’ un lungo processo. Era improprio attendersi sconti regolatori per il solo annuncio dello scorporo. E adesso – per questo stesso motivo – è improprio pensare che ci saranno conseguenze per questa decisione Agcom.
D’accordo, ma che pensa dello scorporo?
Lo scorporo è una strada senza dubbio giusta. La scelta presa da Telecom è da apprezzare. Ma sono anche convinto che su questa strada giusta sia solo un primo passo. Prima di capire bene di che si tratta e quali conseguenze possa avere su piano economico, dei mercati e regolatorio, bisogna andare ben al di là del primo passo, cioè oltre l’annuncio.
Che cosa bisognerà valutare?
Ci sono tre questioni delicate. La prima è il prezzo e il valore correlato all’eventuale ingresso di Cassa depositi e prestiti. Questione che attiene a Cassa e al Governo. La seconda è la governance. Se dovesse restare con totale controllo Telecom sarebbe complicato prevedere rilevanti finanziamenti pubblici. E pure questo aspetto dipende da Cassa. Terzo tema, che riguarda l’Authority, è il perimetro della rete da scorporare per garantire l’equivalenza dell’accesso non in teoria ma di fatto. Mi aspetto che quando questo percorso sarà andato molto avanti, tra un anno, un anno e mezzo, ne verranno conseguenze da trarre per l’Authorirty. Cioè se questo percorso merita e in che misura merita un intervento regolatorio per attenuare le attuali asimmetrie in capo a Telecom. Gli sconti non avvengono adesso, ma in coda al processo o almeno quando i contorni dell’operazione saranno molto chiari. In definitiva, gli ostacoli da superare sono significativi, ma la direzione va assolutamente incoraggiata.
E che può fare la politica in questo percorso, qui comprese anche le tariffe della rete Telecom?
La materia delle tariffe dell’unbundling è stata sempre controversa e l’unica cosa saggia che credo la politica possa fare è starne alla larga. Ho assoluto rispetto e fiducia nelle decisioni dell’Authority, adesso come negli ultimi dieci anni. So anche che le decisioni prese in questi dieci anni da diverse Authority sono state accolte più o meno criticamente. Mi verrebbe da dire, con una citazione, “è il regolatore, bellezza”. Trovo patetica la discussione che c’è stata alla Camera due anni sulle tariffe in unbundling: venivano molte aziende a dirci la propria. Ma non è materia da Parlamento. Per fortuna. Abbiamo fatto le Authority proprio per quello, per togliere dalla politica questo fardello. Continuiamo così.