“Fastweb, Vodafone e Wind ribadiscono il pieno sostegno all’autorità di regolamentazione italiana che ha saputo dare, nel pieno rispetto delle regole vigenti, un segnale di apertura al mercato della telefonia fissa che vive da anni in stato di asfissia sotto il peso della dominanza di Telecom Italia”. I tre pincipali Olo in una nota congiunta commentano con queste parole la decisione della Commissione europea di “congelare” la proposta di revisione del listino 2013 relativo alle tariffe di accesso alla rete di accesso alla rete in rame di Telecom Italia.
L’Agcom da parte sua nel dirsi “pronta a collaborare con la Commissione europea e con il Berec”, ha sottolieanto come “i rilievi mossi riguardino prevalentemente aspetti procedurali, senza di fatto incidere sugli aspetti sostanziali delle proposte”.
“La Commissione quando parla di certezza normativa regolatoria deve rappresentare tutti gli operatori e non soltanto gli incumbent – si legge nella nota degli Olo -. Certi che l’assoluta opportunità e correttezza delle decisioni dell’Agcom saranno riconosciute in sede di confronto con Ue e Berec nelle prossime settimane, gli operatori alternativi lamentano tuttavia l’incertezza e la dilazione che questa indicazione procedurale della Commissione produce, in aperta opposizione agli obiettivi dichiarati di voler migliorare la certezza regolatoria”.
I tre operatori sottolineano che “i rilievi fatti non riguardano il merito della decisione ma solo meri aspetti formali e procedurali” ed evidenziano che sugli stessi “ la Commissione si è espressa non in coerenza con alcune sue posizioni del passato”. “Quando negli anni passati i prezzi furono aumentati, la decisione – su proposta degli organi della stessa Agcom – non fu nemmeno notificata alla Commissione. Desta quindi sconcerto questo cambiamento di rotta su aspetti puramente formali. Peraltro, i rilievi avanzati non hanno evidentemente tenuto conto di alcuni fatti degli ultimi mesi”.
La decisione di Agcom dell’11 luglio, che ha portato il costo del canone unbundling da 9,28 a 8,68 euro al mese in conseguenza della revisione dei costi di manutenzione e commerciali, “sovrastimati dalla precedente autorità, era indispensabile e dovuta”, sottolineano gli operatori. “Il Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo, con sentenza 28 marzo 2013 – ricordano – aveva annullato i prezzi 2010/2012 in quanto non rispecchiavano i reali costi di manutenzione sostenuti da Telecom Italia, ben inferiori al prezzo finale applicato agli operatori alternativi tramite il canone di unbundling. Una stortura che ha alterato la possibilità di competere per gli operatori alternativi e che ha portato poche settimane fa all’apertura di un indagine dell’ Antitrust sui comportamenti collusivi e restrittivi della concorrenza da parte di Telecom Italia in coordinamento delle società di manutenzione”.
“L’assenza di prezzi all’ingrosso di accesso alla rete per il 2013 – si legge ancora nella nota congiunta – data l’illegittimità dei prezzi 2012, e la contemporanea richiesta da parte di Telecom Italia di posticipare l’analisi di mercato al 2014, hanno prolungato in modo insostenibile per gli operatori l’incertezza sui prezzi e hanno reso indispensabile la decisione sui canoni da parte dell’ autorità italiana per il 2013”.