IL LISTINO

Unbundling, il “compromesso” di Agcom

Il prezzo di accesso alla rete in rame di Telecom Italia scende a 8,68 euro al mese dai precedenti 9,28. Gli Olo avrebbero voluto chiudere la partita a 8,25 mentre per Telecom la linea del Piave era 9 euro. Tagli forti su bitstream (-22%). Vodafone: “primo vero segnale di attenzione alla concorrenza”. Telecom: “decisione in contrasto con l’Europa, ostacola Ngn, faremo ricorso”. Sullo scorporo l’analisi preliminare finisce a luglio

Pubblicato il 11 Lug 2013

marcello-cardani-agcom-121113162743

I prezzi per accedere alla rete in rame Telecom calano in modo netto per il 2013, anche se meno di quanto sperato dagli operatori alternativi. L’unbundling ora scende a 8,68 euro al mese dai precedenti 9,28. Maggiori gli sconti sul bitstream: del 22 per cento, a 15,14 euro al mese.

E’ quanto deciso oggi dal Consiglio dell’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), che invierà i nuovi listini alla Commissione europea per la consueta procedura di notifica. “Successivamente, comunque ben prima della fine dell’anno,l’Autorità assumerà la decisione finale”, si legge in una nota. L’attenzione dei giorni scorsi era tutta sui prezzi dell’unbundling. Tanto che i principali operatori alternativi hanno detto a più riprese che dalla decisione Agcom dipende il futuro della concorrenza su rete fissa italiana (come ribadito stamattina al Sole24Ore dagli amministratori delegati di Wind, Vodafone, Fastweb). “E’ una decisione che rappresenta un primo vero segnale di attenzione verso la concorrenza e il mercato”, dicono da Vodafone, “e che potrà dare impulso agli investimenti nel settore della rete fissa. Seppure ancora lontani da valori allineati ai riferimenti internazionali, riconosciamo l’impegno dell’Autorità’ nella ricerca un punto di equilibrio tra regole e dinamiche di mercato”. Da Wind invece riferiscono di non essere soddisfatti. Idem per Telecom, che parla di “decisione in contrasto con gli orientamenti comunitari, non favorisce lo sviluppo della rete Ngan”. E “qualora confermata, Telecom ricorrerà presso le competenti sedi giurisdizionali”.

Il motivo è che “l’intervento dell’Autorità si pone in controtendenza rispetto ad un percorso che, negli ultimi anni, ha portato ad un allineamento del canone ULL di Telecom Italia alla media ponderata dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 €/mese. La proposta risulta, inoltre, del tutto contraria agli orientamenti della Commissione europea, che auspica la stabilità dei canoni ULL, nonché alle tendenze in atto nei principali Stati membri, le cui Autorità hanno recentemente approvato canoni ULL 2013 in crescita rispetto al 2012 (Germania, Francia e Spagna) o sostanzialmente stabili (Regno Unito)”, scrive Telecom.

“La contrazione dei prezzi dell’accesso in rame risulta in contrapposizione con la proposta di Raccomandazione del Commissario Kroes, che proprio oggi ha avuto il via libera degli Stati membri riuniti nel COCOM (Communication Committee), e rischia di compromettere lo sviluppo delle nuove reti in fibra”.

Gli Olo chiedevano di scendere a 8-8,25 euro al mese per l’unbundling (mentre Telecom non voleva scendere sotto i 9, a quanto risulta) e a 12 euro per il bitstream 2013. Nella consultazione pubblica, Agcom aveva indicato una forchetta di 8,62-9,25 euro al mese, quindi la decisione odierna è più vicina al livello minimo preventivato.

Agcom parla di una “significativa riduzione del canone ULL (da 9,28 a 8,68 euro, ossia – 6,47%)”, in una nota. “Un ruolo decisivo nella riduzione del prezzo del canone lo ha avuto il decremento dei costi di manutenzione correttiva, a sua volta determinato dai guadagni di efficienza che l’Autorità aveva richiesto e Telecom Italia ha conseguito”.

“Più marcata (da 19,50 euro a 15,14 euro, ossia – 22,36%) è la riduzione per il bitstream, a seguito della prevista adozione del criterio dell’orientamento al costo in luogo del precedente meccanismo di retail minus”.

Agcom ha deciso anche per il servizio WLR (Wholesale line rental): il canone passa da 11,70 euro per il 2012 a 11,14 euro nel2013 (ossia – 4,79%).

Le decisioni odierne sono “uno dei tre elementi del nuovo impiantoregolamentare che l’Autorità intende definire per promuovere il passaggio alle reti di nuovagenerazione, stimolando contestualmente la concorrenza tra operatori”. Agcom ha annunciato oggi infatti che deciderà a settembre i prezzi 2013 per l’accesso alla rete in fibra e, nello stesso mese, concluderà le analisi di mercato per i prezzi 2014-2016 (rame e fibra).

Sono decisioni correlate. In particola il prezzo del Vula Fttc (accesso virtual unbundling alla rete fibra ottica fino agli armadi Telecom) è direttamente influenzato da quello di unbundling deciso oggi (poiché nel Vula c’è affitto di una parte del doppino, il sub loop). Le tariffe Vula Fttc 2013 e 2014-2016 caleranno inevitabilmente, quindi.

Anche per questo motivo la decisione odierna sull’unbundling era attesa con molta ansia dagli altri operatori. Ma molti guardavano ai prezzi unbundling 2013 anche come un primo termometro del giudizio Agcom sullo scorporo della rete. “Se adesso Agcom riduce di molto il prezzo dell’unbundling, significa che non sta venendo incontro alla richiesta di creare un quadro regolatorio congeniale. Ricordiamo che i prezzi di unbundling sono quelli che foraggeranno la nuova creatura nata dallo scorporo. Che verrebbe massacrata da cali troppo grandi”, aveva detto nei giorni scorsi Cristoforo Morandini di Between.

Su questo fronte però Agcom prende tempo e rimanda di fatto la partita alle prossime decisioni. E’ quanto si può comprendere leggendo tra le righe della nota di oggi. Scrive infatti che il percorso regolamentare avviato “si interseca con due eventi di grande rilievo: sul versante nazionale, la proposta di separazione societaria della rete diaccesso di Telecom Italia, al fine di realizzare l’Equivalence of Input (EoI); sul piano europeo, la prossima emanazione della Raccomandazione in materia di non discriminazione econtabilità dei costi. L’Autorità terrà conto di entrambi questi eventi nella definizione della disciplina per la rete diaccesso per il triennio 2014-2016”. Come a dire: non ne ha tenuto conto nelle decisioni odierne.

Né poteva fare altrimenti perché- come spiega l’Autorità- sta ancora analizzando la partita. “L’Autorità ha incaricato gli Uffici di svolgere una attività pre-istruttoria, volta a verificare chela proposta (di scorporo, Ndr.) rivesta le caratteristiche di serietà ed affidabilità che il Berec, nelle Linee guida in materia di separazione societaria, individua come condizione necessaria per avviare l’analisi dell’impatto del progetto di separazione sulle condizioni di mercato e concorrenziali e, quindi, sulla regolamentazione vigente o in via di ri-definizione (caso in cui si trova l’Italia). Questa attività è tuttora in corso e dovrebbe concludersi entro il corrente mese. Pertanto, a seguito di un esito positivo di questa analisi preliminare del progetto di separazione proposto da Telecom Italia, l’Autorità potrà decidere di svolgere quell’analisi coordinata dei mercati dell’accesso prevista dal Codice delle comunicazioni elettroniche (art.50 ter comma 2). In particolare, l’Autorità dovrà valutare se l’analisi coordinata dei mercati dell’accesso debba acquisire gli esiti dell’analisi di mercato in corso, oppure se sia opportuno mantenere distinti i due procedimenti”.

A riguardo, Telecom scrive che “un corretto equilibrio tra concorrenza e investimenti, in linea con gli orientamenti comunitari, debba essere posto alla base della analisi di mercato in corso per la definizione dei prezzi di accesso in rame e fibra per gli anni 2014-2016, nell’ambito della quale dovrebbero essere valutati gli effetti pro concorrenziali del progetto di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia”.

“In questa fase, l’Italia ha bisogno di un impegno da parte di tutto il settore e di politiche regolamentari che, salvaguardando gli assetti concorrenziali e occupazionali, promuovano quella accelerazione degli investimenti nelle nuove reti in fibra, necessaria per consentire al Paese di raggiungere gli obiettivi di sviluppo ultrabroadband 2020 dell’Agenda Digitale che rappresentano, nell’attuale congiuntura, uno dei principali fattori di crescita dell’economia e di creazione di nuovi posti di lavoro. Ove i provvedimenti odierni dell’Autorità fossero confermati, l’impatto economico-finanziario per la Società ammonterebbe a circa 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012. La decisione avrà un impatto materiale sui conti di Telecom Italia che dovrà essere valutato dal CdA sia per quanto riguarda l’impatto sui programmi di investimento sia per quanto riguarda il percorso di societarizzazione della rete di accesso; un progetto del quale si conferma la validità, anche alla luce degli orientamenti comunitari, ma che la decisione di Agcom mette fortemente a rischio”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati