La decisione di Agcom di tagliare le tariffe di unbundling viene tenuta sotto stretta sorveglianza dalla Commissione europea. “La decisione presa ieri dall’Autorità è molto importante anche per la nostra raccomandazione Ngn sugli obblighi di non discriminazione e metodologia dei costi di accesso alle reti – sottolinea Ryan Heath, portavoce del commissario Neelie Kroes – Ora Agcom ci deve notificare la modifica dei prezzi, così come previsto dalla legge”. In caso di mancata notifica a Bruxelles, la Commissione ”si riserva di compiere i necessari passi legali, in primo luogo l’avvio d una procedura d’infrazione”, puntualizza Heath. Da Agcom fanno sapere al Corriere delle Comunicazione che per l’invio in Commissione è tutto pronto e che il provvedimento sarà spedito al massimo lunedì prossimo.
Ieri il Consiglio di Agcom ha deciso di far calare i prezzi dell’unbundling a a 8,68 euro al mese dai precedenti 9,28. Maggiori gli sconti sul bitstream: del 22 per cento, a 15,14 euro al mese. La decisione non è piaciuta a Telecom Italia secondo cui il listino contrasta con la posizione Ue, e non a caso la società di Tlc ha già reso noto che è pronta a fare ricorso. “La decisione di Agcom – si legge nella nota di Telecom Italia – dovrà passare al vaglio della Commissione europea alla quale l’Azienda si riserva di far avere le proprie osservazioni e, qualora la decisione fosse confermata, Telecom Italia ricorrerà presso le competenti sedi giurisdizionali”. Dati alla mano la società sottolinea che l’intervento dell’Autorità “si pone in controtendenza rispetto ad un percorso che, negli ultimi anni, ha portato ad un allineamento del canone Ull di Telecom Italia alla media ponderata dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 €/mese. La proposta risulta, inoltre, del tutto contraria agli orientamenti della Commissione europea, che auspica la stabilità dei canoni Ull, nonché alle tendenze in atto nei principali Stati membri, le cui Autorità hanno recentemente approvato canoni Ull 2013 in crescita rispetto al 2012 (Germania, Francia e Spagna) o sostanzialmente stabili (Regno Unito)”.