Ennesima svolta nel lungo feuilleton che accompagna l’approvazione della raccomandazione comunitaria in materia di obblighi di non discriminazione e metodologia dei costi per l’accesso alle reti di comunicazione elettronica (con l’obiettivo di spingere gli investimenti nel campo delle Ngn). Secondo indiscrezioni riportate stamane da Reuters, la Commissione avrebbe deciso di edulcorare il controverso punto del pacchetto che esige da tutti i paesi membri un allineamento entro il 2016 dei prezzi dell’Ull in una banda compresa tra 8 e 10 euro. Nella sostanza questa disposizione passerebbe da obbligatoria a facoltativa.
La notizia sembra essere confermata da una copia rivista del testo di cui è entrato in possesso anche il Corriere delle Comunicazioni. Stando a questa nuova versione: “La raccomandazione non richiede ai regolatori nazionali di imporre i prezzi d’accesso all’interno della banda se essi possono dimostrare che la metodologia di costo raccomandata risulti in prezzi diversi in base a ragioni oggettivamente giustificabili”. Il che significa che la Commissione ha infine capitolato di fronte alle richieste del Berec. L’organismo europeo dei regolatori, in un parere approvato a fine marzo, aveva infatti sollecitato in maniera esplicita un cambiamento di rotta sulla forchetta 8-10 euro, paventando tra le altre cose il rischio di “conseguenze indesiderate”.
Ma, ancor più che le perplessità delle authority nazionali, a pesare sulla modifica è stato il “fuoco amico” esercitato dagli stessi servizi della Commissione responsabili per la Concorrenza. Il dicastero comunitario guidato da Joaquin Almunia, in un documento molto critico, avrebbe bocciato la linea Kroes sull’obbligatorietà dei prezzi di accesso, giudicandola poco logica. Se si suggerisce l’applicazione di una metodologia di costo, sembra sia stato il ragionamento di Almunia, bisogna che essa faccia il suo corso naturale senza l’imposizione di paletti artificiali. L’antitrust europeo, inoltre, teme che la misura, se obbligatoria, possa andare a danno dei consumatori, traducendosi in un rincaro delle bollette.
Neelie Kroes aveva alzato il velo sui contenuti salienti della raccomandazione già a luglio del 2012, non facendo mistero di attribuirle un’importanza strategica per concludere in bellezza il suo mandato da Commissario per l’Agenda Digitale. L’obiettivo del pacchetto, infatti, era e resta quello di incoraggiare gli investimenti nelle reti di nuova generazione, che in Europa vanno abbastanza a rilento, intrecciando norme di non discriminazione più stringenti per l’accesso al rame e una maggiore convergenza nei prezzi di unbundling (sempre del rame), a cui si aggiunge più flessibilità regolamentare per l’accesso alle Ngn. La Kroes all’epoca aveva promesso che la raccomandazione sarebbe stata emanata entro la fine del 2012. Una scadenza che con il senno del poi appare eccessivamente ottimistica.
Una bozza non ancora ufficiale del testo era stata infatti pubblicata in dicembre, attirando vivaci critiche dagli operatori alternativi come da diversi media e analisti. Successivamente, il Berec aveva approvato un parere (non vincolante, ma comunque impossibile da ignorare, visto che proprio i regolatori nazionali dovranno attuare la raccomandazione) che chiedeva sostanziali modifiche sia sulla banda 8-10 euro che sul tenore del dispositivo non discriminatorio. Ma polemiche a parte, prima di essere promulgata definitivamente, la raccomandazione dovrà ancora transitare per le forche caudine del Cocom, il comitato in cui siedono i rappresentanti degli stati membri. Quest’ultimo dovrebbe cominciare a discutere il testo già a partire dal mese di maggio. Ma secondo quanto si vocifera a Bruxelles, date le pesanti divergenze tra stati, l’esame potrebbe prolungarsi per diverse sedute. Cosicché, l’approvazione della raccomandazione accumulerebbe un ulteriore ritardo che ormai comincia a diventare parecchio imbarazzante per la Kroes.