La Commissione Ue mette in guardia l’Italia: sul caso unbundling si dice "preoccupata", è cruciale preservare l’indipendenza di Agcom. Quindi "serve trovare un modo per risolvere prima possibile questo nodo evitando ogni ambiguità". Lo ribadisce oggi a Roma la commissaria europea alle Tlc Neelie Kroes a margine del forum Agenda digitale. "I regolatori nazionali sono indipendenti e devono avere i poteri e la discrezionalità per prendere decisioni efficaci: ecco perché sono preoccupata dell’impatto che la norma approvata può avere" ha detto il commissario riferendosi all’emendamento approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato sulla liberalizzazione dei servizi dell’ ultimo miglio della rete fissa di Tlc. Sulla vicenda l’Europa ha già inviato due missive all’Italia ed è in attesa di una definitiva risposta: "Confido in Mario Monti e nelle sue capacità di preservare la concorrenza".
Kroes si dice "preoccupata" per le decisioni adottate sulla regolamentazione delle telecomunicazioni: "Le autorità nazionali di regolamentazione devono essere indipendenti e devono avere i poteri e la facoltà di prendere decisioni efficaci". Per questo, dice il commissario, "sono preoccupata sull’impatto che la recente modifica parlamentare italiana potrebbe avere sul margine di discrezionalità dei poteri del regolatore. Spero che si possa trovare un mezzo rapido di risolvere il problema".
Nel corso del suo intervento al forum di Confindustria Digitale, il commissario ha sottolineato che il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil. Partendo dal principio che "l’investimento in Information and Communications Technology (Ict) dà grandi ritorni" Kroes ha poi affermato che nel settore Ict entro il 2015 serviranno 700.000 professionisti: "Una grande opportunità per l’Italia dove la quota di laureati in scienze informatiche sono un terzo di quelli prodotti negli altri grandi paesi dell’Europa occidentale". Per quanto riguarda i ritardi italiani nella diffusione della rete a banda larga, Kroes ha ricordato che il traffico in rete "raddoppia ogni 2-3 anni" e che "non possiamo affidarci alle infrastrutture vecchie di decenni" ma "abbiamo bisogno di nuovi investimenti per rimuovere queste strozzature e dare un impulso alla nostra economia". Un problema, quello delle infrastrutture e della penetrazione della banda larga, particolarmente sentito in Italia dove, come affermato da Kroes, "il livello è del 10% inferiore rispetto a Francia e Germania".
Ad intervenire nel dibattito sull’unbundling anche il presidente Agcom, Corrado Calabrò. "L’indipendenza dell’Autorità delle comunicazioni non può essere messa in discussione – ha detto, parlando della norma sull’ultimo miglio della rete tlc inserita nella legge sulle semplificazioni – C’è un margine di ambiguità che confido sia risolto".
Secondo Stefano Saglia (Pdl), relatore alla Camera del decreto legge sulle semplificazioni che ha introdotto la norma sulla liberalizzazione dell’ultimo miglio "la commissaria Kroes è male informata. Non c’è stata nessuna lesione delle prerogative dell’Autorità indipendente ma la necessità di liberalizzare un settore ingessato da un sostanziale monopolio. La norma è equilibrata e delega l’attuazione all’Agcom".
"La crescita di cui ha bisogno il nostro Paese – sottolinea Saglia – passa soprattutto attraverso un aumento della concorrenza in tutti i settori. La Commissione europea ne prenderà sicuramente atto. Peraltro ha dimostrato apertura e costruttiva attenzione nei confronti delle nuove norme".
Nino Foti, deputato Pdl definisce "inspiegabili le preoccupazioni della Commissaria Kroes sulla norma recentemente approvata all’unanimità dal Parlamento italiano sulla liberalizzazione dei servizi ausiliari dell’ultimo miglio". "Lo stesso presidente dell’Autorità garante per le Comunicazioni, Corrado Calabrò -aggiunge Foti- appena due settimane fa, aveva già evaso ogni dubbio dichiarando che l’emendamento riformulato dal Governo andava certamente nella direzione auspicata da Agcom e si è detto apprezzare la norma in quanto rispondente pienamente alle preoccupazioni della Commissione europea e lasciando intatti i poteri autonomi dell’Autorità che dovrà stabilirne la procedura".
"Bisogna aprire gli occhi -continua Foti- dalle continue pressioni dell’incumbent ed evitare che lo staff della Kroes si mostri ricettivo alle pressioni di Telecom Italia che detenendo un monopolio sull’ultimo miglio non sarà mai a favore di una concreta liberalizzazione. Questa misura rappresenta una delle poche e concrete liberalizzazioni varate. Ora basta – avverte Foti – nessuno si azzardi più a proporre ulteriori modifiche su un tema già discusso e concordato col Governo che troverà la strada del Parlamento sbarrata".
Per Etno, l’associazione degli operatori di telecomunicazioni ex monopolisti, le misure sull’unbundling previste dalla legge italiana sulle semplificazioni violano le direttive europee. Il presidente Luigi Gambardella lo ha ribadito in una lettera inviata alla Commissaria europea per l’agenda digitale, Neelie Kroes, in cui si dice "preoccupato per gli effetti negativi e per l’alto livello di incertezza che deriva da un improvviso intervento del legislatore in un settore regolamentato". La norma, secondo una nota di Etno, "detta ad Agcom le misure da adottare sulla disaggregazione dei servizi di unbundling". Etno sostiene che ad essere minacciata è l’indipendenza dell’Autorità, principio cardine delle Direttive europee sulle comunicazioni elettroniche. La norma italiana, sottolinea Etno, è in contraddizione con la normativa comunitaria poichè, indicando già ad Agcom quale misure deve adottare in materia di accesso ai servizi di unbundling, oltre a non rispettare l’Autonomia dell’Autorità, sfugge anche al controllo comunitario sulle misure dei regolatori nazionali che la normativa assegna precisamente alla Commissione europea e al Berec, il nuovo organo europeo che riunisce tutte le Autorità degli stati membri dell’Ue.
Secondo l’ex presidente di Ecta Innocenzo Genna "la questione dei poteri di Agcom si risolverà eliminando eventuali "ambiguità" del testo normativo, il che potrebbe avvenire anche con semplici atti interpretativi, senza neanche il bisogno di tornare in Parlamento: si tratta insomma più di un problema di wording che di sostanza".