La Commissione europea “nutre preoccupazioni” per il fatto che la legislazione italiana sui servizi accessori limiti la discrezionalità dell’autorità nazionale di regolamentazione Agcom. Di conseguenza ha inviato all’Italia un parere motivato al quale il nostro Paese dovrà rispondere entro due mesi. Si tratta di uno scatto ulteriore nella procedura di infrazione. Sotto tiro la legge che impone la disaggregazione dei servizi accessori, come ad esempio la manutenzione e l’attivazione di linee, nel contesto della disaggregazione generalizzata della rete locale gestita dall’operatore storico Telecom Italia. Limitare la discrezionalità dell’Agcom, ha indicato oggi la Commissione, è contrario alle regole Ue in base alle quali l’autorità nazionale di regolamentazione esercita i propri poteri regolatori ex ante indipendentemente al fine di assicurare che la misura adottata sia appropriata ai problemi di competitivita’ segnalati nell’analisi di mercato. In assenza di una risposta soddisfacente da parte dell’Italia, la Commissione potrà deferire l’Italia alla Corte di Giustizia.
Le norme adottate dal governo Monti nel 2012 – secondo i servizi del commissario Ue all’Agenda digitale Neelie Kroes – hanno “anticipato nella pratica il margine di discrezionalità dell’autorità regolatrice nazionale, Agcom“. La limitazione di fatto dell’autonomia di giudizio dell’Agcom è “contraria alle regole Ue che richiedono che i regolatori nazionali esercitino ex-ante in modo indipendente i poteri regolatori, in modo da assicurare che le misure adottate siano appropriate ai problemi di concorrenza” emersi dall’analisi del mercato. Dopo aver inviato lo scorso 19 luglio una lettera di messa in mora all’Italia, e non avendo ricevuto una risposta adeguata, la Commissione ha deciso oggi di proseguire con la procedura d’infrazione e inviare un’ulteriore lettera al nostro Paese.