Il conto alla rovescia è partito. Unidata ha attivato il processo per la quotazione all’Aim ma soprattutto si prepara per una sfida, quella dei prossimi tre anni, declinata nel nome di una crescita importante del business. L’aumento di capitale – in una forchetta fra i 5 e gli 8 milioni – a cui punta la quotazione servirà a spingere gli investimenti da un lato e dall’altro a espandere la marketshare. Fra i first mover nell’infrastrutturazione in fibra ottica (Ftth) e radio (Fixed Wireless Access), nella provincia di Roma, Unidata è di fatto ad oggi il più grande dei “piccoli” provider del Lazio e uno dei principali attori regionali d’Italia. Ma l’ambizione è, appunto, crescere molto.
“La gran parte del nostro business si concentra nella città di Roma, nella provincia e anche nell’area di Latina”, racconta a CorCom il presidente Renato Brunetti, numero uno della società. “Puntiamo ora ad ampliare la nostra marketshare in queste aree ma anche ad estenderci nel Sud del Lazio, in particolare nell’asse Latina-Frosinone e, a seguire, a sbarcare in altre regioni”
Presidente Brunetti, qual è il vostro target in termini di utenza e infrastrutturazione?
La maggior parte delle nostre attività si rivolge al segmento business che pesa per l’80-85% sul nostro fatturato. Sono le aree industriali a interessarci maggiormente nell’ambito delle infrastrutture di rete in fibra ottica che rappresentano il nostro pilastro portante. Poi giocheremo con forza anche la partita cloud e Iot.
Cloud e Iot, cosa bolle in pentola?
Abbiamo un datacenter Tier III e Tier IV nella città di Roma utilizzato al 55% e quindi fortemente “scalabile” e possiamo dunque offrire alle aziende tutta una serie di servizi sul fronte cloud pubblico, privato e ibrido nonché di co-location e hosting. L’infrastrutturazione in fibra è fondamentale ma la grande partita si gioca anche sul fronte della digitalizzazione delle imprese. Le previsioni di mercato al 2022 parlano chiaro: la crescita del cloud è stimata a un Cagr di oltre il 21%. L’Iot è l’altro grande asset: è la tecnologia su cui intravediamo le maggiori opportunità di business potenziali. Abbiamo vinto la gara per l’automazione dei parcheggi di Sogei e firmato un memorandum of understanding con Zenner per lo sviluppo di tecnologie destinate al mercato italiano con la tecnologia LoRaWan i cui importi al momento non sono importanti. C’è un grande potenziale per quel che riguarda le applicazioni di smart metering e più in generale per tutte quelle della cosiddetta smart city. Sono molte le utility che si stanno muovendo in tal senso. E a tal proposito ci interessa molto anche il mercato del residenziale: abbiamo in corso alcuni colloqui con utility dell’energia per l’avvio di offerte congiunte fibra-energia alla clientela finale.
Il 2019 che anno è stato per Unidata?
L’esercizio 2019 (il bilancio deve ancora essere approvato, ndr) ha chiuso con ricavi superiori ai 13 milioni ed un Ebitda di oltre i 4,5 milioni. Tenga conto però che molti dei nostri contratti sono in modalità Iru (Indefeasible Right of Use) ossia prevedono la cessione dei diritti d’uso esclusivo per la fibra spenta agli operatori per una durata di 15 anni più 15. Si tratta di cosiddetti risconti ossia di ricavi che non possono essere contabilizzati ad oggi ma che di fatto rappresentano un “tesoretto” già in pancia all’azienda.
E quali sono le stime per il 2020?
Prevediamo un fatturato in crescita alla luce dei piani di sviluppo della Società. Non posso entrare nel dettaglio poiché non abbiamo ancora presentato il piano industriale agli investitori . Come dicevo puntiamo a estenderci nel Lazio ma anche in altre regioni. E abbiamo già alcuni progetti ai quali stiamo lavorando in tal senso.
Crescita del business farà il paio con aumento del personale?
Ad oggi Unidata conta 75 dipendenti ma puntiamo decisamente a crescere progressivamente con l’attivazione dei nuovi progetti e contratti.