Nell’acceso dibattito sulla net neutrality in corso negli Stati
Uniti, che ha visto negli ultimi giorni fronteggiarsi l’Fcc e
l’opposizione dei Repubblicani del Congresso, sotto i riflettori
è finita anche Comcast, il maggiore Internet service provider e
operatore del cavo americano, per presunta discriminazione del
traffico video che transita sulle sue reti.
Le accuse contro il colosso Usa sono giunte ufficialmente lunedì
in tarda serata da parte di Level 3, operatore di rete Internet
backbone, ma la vicenda risale a qualche giorno fa. Come spiega
Thomas Stortz, Chief legal officer della società del Colorado,
“Il 19 novembre 2010 Comcast ha informato Level 3 che, per la
prima volta, avrebbe preteso una tariffa fissa per trasmettere film
online e altri contenuti ai clienti di Comcast che richiedono tali
contenuti. In questo modo, Comcast mette a tutti gli effetti un
pedaggio all’ingresso della sua rete di accesso a Internet
broadband e decide in modo unilaterale quanto far pagare per
contenuti concorrenti rispetto alla sua offerta di cable tv”.
“Questa azione da parte di Comcast minaccia l’apertura di
Internet e rappresenta un evidente abuso del controllo dominante
che Comcast esercita sul mercato dell’accesso alla banda larga
come maggiore provider via cavo del Paese”, continua Stortz.
“Il 22 novembre, dopo essere stata informata da Comcast che la
sua richiesta di pagamento era del tipo ‘prendere o lasciare’,
Level 3 ha dovuto sottostare ai termini imposti, pur protestando,
per evitare interruzioni del servizio per i consumatori”.
“Level 3 ritiene che l’attuale posizione di Comcast violi lo
spirito e la lettera dei principi di Internet Policy proposti dalla
Fcc, nonché altri regolamenti e statuti e le precedenti prese di
posizione della stessa Comcast a favore di Internet aperto”,
conclude Stortz. “Anche se il dibattito sulla neutralità della
rete a Washington si è concentrato su quali azioni un fornitore di
accesso alla banda larga potrebbe adottare per filtrare o
discriminare contenuti in base alle richieste degli abbonati, la
decisione di Comcast va oltre perché impedisce la trasmissione di
contenuti concorrenti – a meno che non venga pagato il pedaggio
– che gli abbonati desiderano. Comcast mostra così quali siano i
rischi di un Internet chiuso, in cui un fornitore di accesso a
Internet broadband retail decide se e come i suoi utenti possano
interagire con i contenuti”.
Level 3, nota il financial Times, ha di recente vinto un contratto
per trasmettere video per conto di Netflix, la cui espansione
(trasmissione di film online in streaming) minaccia nel lungo
termine il business di Comcast nella tv via cavo.
Comcast ha replicato alle accuse affermando che la sua rete ha
dovuto fronteggiare un raddoppio del traffico da gestire per conto
di Level 3, probabilmente in seguito all’accordo con Netflix.
Secondo Comcast, il fatto di dover trasportare cinque volte più
traffico per Level 3 di quello che transita nel verso opposto
giustifica l’imposizione del pedaggio. Il colosso americano
accusa a sua volta Level 3 di aver travisato quella che era
semplicemente una trattativa commerciale e di averla
inappropriatamente trasferita sul terreno del dibattito sulla net
neutrality.
La contesa con Level 3 preoccupa Comcast che è ancora in attesa
dell’approvazione del regolatore per la proposta di acquisizione
di Nbc Universal, ancora in forse perché potrebbe dare al gruppo
un ruolo dominante nel business del video. In un post sul blog
ufficiale, Comcast ha spiegato di non aver agito in modo scorretto,
anzi di aver già chiesto la stessa tariffa ad altri operatori di
Internet backbone e che il pedaggio è giustificato dallo
squilibrio tra la quantità di traffico Internet che consegna ai
suoi abbonati per conto dell’operatore indipendente e la
quantità di traffico che viaggia nel senso opposto.