La Federal Communications Commission (Fcc) degli Stati Uniti ha approvato un provvedimento che eliminerà, nell’arco dei prossimi tre anni, le regole sull’unbundling per le telco locali dominanti sul mercato della telefonia fissa. Questi operatori (price cap incumbent local exchange carriers o Lec) non saranno più obbligati a fornire l’unbundling dell’ultimo miglio della rete in rame per l’accesso ai servizi voce a tariffe regolate né dovranno più offrire in rivendita i servizi legacy a tariffe regolate. La decisione riguarda solo i servizi voce; resta in vigore la normativa sull’unbundling del local loop per la banda larga.
La Fcc ha ritenuto che la normativa sull’unbundling nei servizi voce su rame, contenuta nel Telecommunications Act del 1996 e nata per stimolare la competitività del mercato locale della telefonia, abbia esaurito il suo compito e sia oggi “datata e gravosa”, perché non risponde ai cambiamenti nelle telecomunicazioni e, in particolare, allo spostamento del mercato verso i servizi VoIp e le reti mobili e via cavo.
Secondo i dati più recenti pubblicati dal regolatore delle comunicazioni, attualmente negli Stati Uniti esiste un totale di 455 milioni di abbonamenti voce attivi su linea fissa, di cui solo 55,8 milioni forniti dai Lec incumbent. La Fcc pensa che le vecchie regole siano diventate un peso perché costringono gli ex incumbent locali a preservare le attività con tecnologie più vecchie e a fornire servizi non più richiesti dagli utenti anziché investire in nuove reti e servizi.
L’eliminazione dell’obbligo di unbundling avverrà nell’arco di tre anni per permettere una transizione il più possibile ordinata e consentire ai Lec, sia gli ex incumbent che i loro concorrenti, di investire nelle reti di nuova generazione e passare a un’offerta più innovativa.
La notizia è stata commentata da Asati, che fa notare come proprio negli Stati Uniti, dove l’unbundling è nato, la Fcc si sia decisa a sopprimere l’obbligo dell’unbundling per gli operatori incumbent, sia pure progressivamente. “Questa decisione potrebbe essere discussa”, osserva Asati, “anche in Italia, vista la progressiva riduzione della percentuale di clienti gestiti direttamente da Tim e la presenza diffusa della seconda rete di Open Fiber e della realizzazione di altre reti di accesso quali quella di Fastweb”.