Valducci: “Perché no il modello Terna?”

Il presidente della Commissione Trasporti della Camera spinge sulla società delle reti

Pubblicato il 08 Feb 2010

«La rete è patrimonio di tutti». Il presidente della
Commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci
non ha
dubbi sull’importanza dell’infrastruttura Tlc di Telecom
Italia.
Presidente, cosa ne pensa dell’ipotesi di fusione Telecom
Italia -Telefonica?

La situazione di Telecom non è delle più facili. Inutile
nasconderlo. Ma è necessario che si trovi un accordo che non
penalizzi l’azienda italiana e soprattutto l’infrastruttura
italiana. La domanda che dobbiamo porci è: quanto sono disponibili
a investire gli spagnoli  sull’infrastruttura? Da quando
Telefonica è diventata il socio di maggioranza di Telecom Italia,
non si sono visti investimenti. E scarsi sono stati gli interventi
anche riguardo alla manutenzione ordinaria della rete. E ciò deve
farci riflettere. Una cosa è certa: realizzare una nuova rete non
è pensabile. La duplicazione dell’infrastruttura costerebbe fra
i 40 e i 50 miliardi di euro. La banda larga è strategica per il
Paese, indipendentemente dall’attuale domanda di mercato.
Quale potrebbe essere la soluzione?
La società delle reti è sicuramente una soluzione: Telecom Italia
potrebbe parteciparvi con una quota del 51% portando in dote la
propria infrastruttura. Di fatto è l’obiettivo del modello Open
Access: il protocollo prevede, a regime, l’accesso alla rete da
parte di Telecom a pari condizioni rispetto ai concorrenti. Quindi
la rete sarebbe a disposizione di tutti e Telecom ne diventerebbe
cliente al pari degli altri. Ho più volte citato il modello Terna,
ma non è l’unico percorribile: si possono ipotizzare modelli
alternativi. Il presidente della Cassa depositi e prestiti Franco
Bassanini ha già dato la disponibilità della Cassa a intervenire.
Auspicabile la discesa in campo di Regioni, Province e Comuni per
agevolare lo sviluppo dei progetti a livello territoriale e la
gestione delle risorse pubbliche. Telefonica non ha investito.
E gli altri azionisti italiani?
I gruppi bancari sono troppo concentrati sull’indebitamento di
Telecom Italia. Con la società delle reti si potrebbe pensare
anche all’uscita di scena delle banche azioniste di Telecom: se
non sono disposte a investire allora escano dalla società. Inoltre
la società delle reti potrebbe avere un impatto positivo anche sul
fronte occupazionale. Nel piano industriale di Telecom Italia sono
previsti migliaia di licenziamenti. Forse la società delle reti
può salvare molti più posti di lavoro.
L’italianità della rete va dunque
garantita.

Il governo sta ragionando sul da farsi, ma l’importanza della
rete è innegabile. Telefonica dice di essere interessata al
mercato italiano. Anche senza la proprietà della rete può fare il
suo business, operando sul fronte dei servizi. In un modo o in un
altro, la situazione va comunque sbloccata.

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